Gang Starr – Impressed in the firmament

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Gli ultimi anni dei Gang Starr e l’addio.

Gli anni passano e le due personalità dei Gang Starr si trovano sempre un gradino più distanti. G.U.R.U. nel 2000 fa uscire “Jazzmataz, Vol. 3: Streetsoul” e il suo album da solista “Baldhead Slick & da Click”, mentre Premier continua a produrre hit a ripetizione. Ma c’è ancora tempo per il canto del cigno. Appena dopo aver partecipato al film “8 Mile” con la canzone “Battle”, nel 2003 esce “The ownerz”, un album corposo e pieno di featuring.

I Gang Starr confermano il fatto di non fare album per convenienza, sputando sempre in faccia la verità e non piegandosi all’industria musicale in continua espansione. Non a caso non hanno mai realizzato un album con meno di 18 tracce. La intro indica subito un’importante novità nella vita di G.U.R.U.: “I’m sayin’, I’m sayin’, now that I got a baby, It’s a whole different thing for me”.

Una delle punte di diamante è indubbiamente “Skills” (“But I’ma stay with my peeps, stay in these streets, rhyme spraying and I’m playing for keeps, cause I got those… Skills!”), accompagnata da “PLAYTAWIN” a ribadire la sua posizione a riguardo del consumo di droghe leggere (“And I ain’t the one to be, startin’ the violence, I’m just the one to be, smokin in silence”), “Zonin’” per la stretta connessione tra HH e basket negli USA (“Just like Allen I’mma show ‘em what “The Answer” is”) ed “Eulogy” per ricordare amici e colleghi che non ci sono più.

Oltre a “Nice Girl”, “In the wrong place” e “Same team, no games”, ad attirare maggiormente l’attenzione è “Rite Where U Stand”, con un video ufficiale super underground che simula una battaglia rap. A proposito di questo pezzo, in questa intervista il gruppo ha confessato una particolare maniera di assemblare i pezzi, adoperata appunto per il featuring di Jadakiss: scrivere il titolo della canzone (e l’eventuale featuring) e poi su di esso crearci il beat.

The_Ownerz

Peace of mine” e “In this life...” sono le due canzoni troppo a lungo sottovalutate.

Ayo, what the fuck is this shit that y’all are listenin to, nowadays on the radio man? You call that shit hip-hop?

La prima appunto si focalizza sulla critica ai cantanti contemporanei (è stata scritta 14 anni fa ma oggi è più che mai attuale), rei di aver perso di vista le cose veramente importanti (“A lot of niggas get cash, and collect Mercedes/But neglect their ladies, and forget their babies”). La seconda invece parla in maniera più ampia delle difficoltà di sfondare con la musica oggigiorno (“It’s hard to escape it, certain laws are sacred/In this life my nigga, it’s mad hard to make it”) e il featuring con Snoop Dogg calza a pennello (non a caso inizia con “From New York to Cali it remains the same”).

Questa volta però l’addio sembra definitivo. I progetti personali – “Version 7.0: The Street Scriptures” ed il quarto volume di Jazzmatazz per uno, le produzioni per l’altro, diventano sempre più impegnativi ed è lo stesso G.U.R.U. nel 2006 a confermare lo scioglimento del gruppo. I rapporti si inaspriscono, fino ad un punto di non ritorno.

Nel 2009 a G.U.R.U. viene diagnosticato un mieloma, ma l’artista sceglie di non rendere pubblica la diagnosi. Un anno più tardi, tra lo stupore totale, in un freddo Febbraio entra in coma e dopo una lotta durata un paio di mesi il suo corpo cede: è il 19 Aprile 2010.

Solaar, suo amico e collaboratore da una vita, afferma che prima di morire lo stesso Keith abbia scritto una lettera dicendo: “Not wish my ex-DJ to have anything to do with my name, likeness, events, tributes or other”. Sono tuttavia state fatte molte speculazioni a riguardo, anche dalla famiglia stessa, e c’è addirittura chi dice che la lettera in questione sia stata scritta da Solaar stesso per interessi personali.

Una vera tragedia la prematura scomparsa di G.U.R.U., come troppo spesso il mondo dell’Hip Hop ci ha abituato. In particolare, con un addio così aspro e avvolto nel mistero. Ma questi discorsi lasciano il tempo che trovano, è più giusto che ne parli il gossip e che invece per i Gang Starr sia e continui ad essere, come sempre, la musica a parlare.

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Grafica di Lorenzo Alaia e Ciro Maria Molaro.