Gang Starr – Climbing peak

gang starr

Penso sia molto azzeccato iniziare questa seconda puntata sui Gang Starr riportando le frasi estrapolate da 2 Deep.

“Don’t ask me if I’m Muslim don’t say nothin’ to me, I said I was raised like one son I had two cousins, They pushed me to find myself or else they knew I wasn’t” 2 Deep è una colonna portante del nuovo album dei Gang Starr, chiamato “Daily Operation“. Questo album è forse il più completo e per l’appunto profondo che il duo abbia mai realizzato, la traccia dedicata all’Islam ne è la riprova.

Abbiamo uno splendido elogio a Brooklyn in “The place where we dwell”, una canzone simbolo della lotta contro il razzismo ovvero “Soliloquy Of Chaos” e uno strano e potente discorso incentrato sull’universo femminile in “Ex girl to next girl” (ricco di termini francesi). Si spazia da basi graffianti come “Hardcore Composer” (a propisito tutti i campioni utilizzati da DJ Premier li potete trovare qui) a canzoni diventate il simbolo della lotta pro-consumo di marjiuana (“Take two and pass”).

blunt

Come in ogni capolavoro degno di tale nome, sono le zone più intime e sporche del disco a lasciare il segno.

But I can see clearly now the rain is gone,
The pain is gone but what you did was still wrong

(Take it personal)

Da un lato vengono anticipate, soprattutto nel video ufficiale di questa canzone, gli ambienti su cui verrà incentrata la loro fatica più famosa che assaggeremo in seguito, dall’altro viene chiaramente mostrata una filosofia che troverà la sua massima espressione nelle liriche di un altro artista che debutterà due anni più tardi:

But who’s to judge when you’re trying to survive
The one who moves first might be the one to stay alive

(The illest brother)

Stiamo logicamente parlando dell’analogia con “Ready to die” del king di NewYork.

La lotta contro l’oppressione degli Afroamericani continua ed ha la sua massima espressione nella traccia “Conspiracy” (la quale potrebbe essere tranquillamente inserita anche nel palmares dei Public Enemy):

You can’t tell me life was meant to be like this, A black man in a world dominated by whiteness

(Conspiracy)

Anche se la pratica della non-violenza è ancora forte:

But violence is never my first choice
I come in peace to release the effect of my voice

(2 Deep)

Cerchiamo di effettuare una full immersion contestualizzando il periodo storico, in particolare mostrando l’andamento penitenziario di quegli anni. Studi odierni hanno mostrato come gli Afroamericani nati tra il 1975 e il 1979, con bassi titoli di studio e provenienti da quartieri disagiati, abbiano il 70% di possibilità di finire in cella (Professoressa R. Sette, Università di Bologna), rendendo l’incarcerazione di fatto una tappa obbligatoria della vita dei giovani.

In più, mettendo questo dato a confronto con le politiche carcerarie utilizzate nella Grande Mela in quegli anni (chiamate “Three strikes and you are out”, cioè dopo aver commesso per tre volte un reato facente parte di una determinata lista si veniva esclusi dalla vita sociale), è facile comprendere l’astio verso un sistema evidentemente fallace.

The educational system presumes you to fail The next place is the corner then after that jail

(Conspiracy)

Questo signor album apre svariate porte ad entrambi gli artisti, lanciandoli meritatamente sulla cresta dell’onda.

jazzmataz

DJ Premier tra il 1993 e il 1994 infatti produce dalla mattina alla sera, guadagnandosi il titolo di miglior dj HipHop della storia. G.U.R.U. invece realizza il suo sogno e pubblica “Jazzmatazz Vol. 1” nel 1993.

Quest’ultimo ha collaborato con artisti come Lonnie Liston Smith, grande artista jazz molto apprezzato nell’ambito HipHop (Jay-Z e Chance The Rapper hanno campionato dei suoi pezzi), Branford Marsalis (illustre sassofonista), Ronny Jordan (chitarrista Britannico famoso per il suo acid jazz), Donald Byrd (trombettista hard bop), Roy Ayers (tasterista e cantante jazz-funk), oltre che con cantanti come N’Dea Davenport (creatrice dell’acid jazz) ed MC Solaar, sua grande amico, nonchè pioniere del rap francese.

Il nativo di Houston invece produce sei tracce per l’album di debutto di KRS-One chiamato “Return of the Boom Bap”, tre hit per l’album (anch’esso di debutto) “Illimatic” di Nas, due per “Ready to Die” di Notorious B.I.G., cinque per “Buckshot LeFonque” del già citato Branford Marsalis e tutto il lavoro di Jeru the Damaja intitolato “The sun rises in the East”, il quale diventerà disco d’oro e aiuterà la rinascita dell’East Coast.

Jeru_The_Damaja

Grafica di Lorenzo Alaia e Ciro Maria Molaro.