The Sailor di Rich Brian – Recensione

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Rich Brian, il rapper della 88Rising, è tornato con un lavoro completamente differente: The Sailor.

Vi avevamo già parlato della 88Rising, l’etichetta discografica indipendente che riesce a unire la cultura orientale e occidentale con artisti come gli Higher Brothers, Joji, Niki, August 08. La lista potrebbe andare avanti ancora, ma oggi vi parliamo di un rapper in particolare: Rich Brian.

Nato a Giacarta (Indonesia) il 3 settembre del 1999, impara presto l’inglese grazie all’uso di social come Twitter o Vine, ma si farà spazio come artista musicale su SoundCloud e YouTube. I primi successi arriveranno con Dat $tick, che attirerà l’attenzione di Ghostface Killah per registrare un remix, nonché l’attenzione di Sean Miyashiro, fondatore della 88Rising insieme a Jaeson Ma.

Facendo un grande salto in avanti arriviamo finalmente ad Amen, il primo vero e proprio mixtape di Brian Immanuel Soewarno – suo nome di battesimo – in cui troviamo elementi trap fusi con contenuti puri nei testi. Il mixtape riscuote un grande successo sia sul mercato che dalla critica musicale.

Ritroviamo poi l’artista in gran parte delle tracce di Head in the Clouds – l’album estivo collettivo della 88Rising di cui trovate la nostra recensione qui – e in Zombie degli Higher Brothers e prodotta da Joji, ultima traccia del loro ultimo mixtape Five Stars. Il 26 luglio esce poi The Sailor, primo album in studio di Rich Brian, da cui cambia tutto.

In The Sailor troviamo un Rich Brian che rappa sì, ma canta. E anche tanto, addirittura da dover specificare che in gran parte di Yellow – primo singolo estratto dall’album – è proprio la sua voce a cantare il ritornello. Ma andiamo con ordine.

Prima traccia: The Sailor. In quella che funge da Intro al progetto, nonché title-track del disco, Brian ci fa capire fin da subito il mood presente in gran parte dell’album. Nel testo parla principalmente della religione e la mette in comparazione col credere in sé stesso – cosa che lo ha decisamente aiutato dagli inizi fino a oggi…

Seconda traccia: Rapapapa. Con questa traccia ci troviamo di fianco alla sua seconda collaborazione con un rapper del Wu-Tang Clan: RZA – che si limita però a darci un Outro in cui ricorda la sua infanzia, cresciuto a pane e cultura orientale grazie ai numerosi film sul Kung-Fu e sule arte marziali, che lo hanno poi aiutato a dare il carattere che rese più saporito Enter the Wu-Tang (36 Chambers).

Decisamente la cosa più azzeccata viste le origini di Rich Brian e l’intento di fondere queste due culture da parte della 88Rising.

Terza traccia: Yellow. Arriviamo al singolo d’esordio di questo progetto, ciò che fece da antipasto a The Sailor, dove troviamo la sua prima collaborazione con Bekon – se non lo conoscete, vi basta sapere che è un produttore che ha lavorato in gran parte a DAMN. Di Kendrick Lamar – ma soprattutto un cambio radicale nel suo stile di canto – come già specificato sopra – che sarà presente anche in altre tracce dell’album. In Yellow, Rich Brian parla della sua provenienza – il titolo stesso è un riferimento allo stereotipo della pelle orientale, cioè gialla – proclamandosi tra i primi artisti indonesiani famosi anche nell’emisfero occidentale, ma al tempo stesso dando un’ispirazione a tutti quelli che vogliono diventare famosi con la propria arte nonostante la loro provenienza.

Brian descrive infatti la canzone così:

“Voglio che i ragazzi di tutto il mondo sentano di potercela fare indipendentemente da dove provengano…mi vedo nella stessa barca di tutti quelli che hanno viaggiato precedentemente in cerca di speranza del raggiungimento di un qualcosa di migliore. Questo pezzo è per le generazioni passate, presente e future che vogliono scoprire nuovi mondi senza avere nulla di garantito.” (Fonte: Pitchfork).

Un bel messaggio, specialmente se pensiamo alla politica che è in atto negli Usa di questi tempi, cioè quella di Donald Trump. In un’altra frase, Rich Brian si esprime così:

“Non ho bisogno di ICE, mi sento come 21 (21)”

Evidente riferimento al caso 21 Savage, che venne arrestato dalla ICE (US Immigration Customs Enforcement, da qui il gioco di parole con ghiaccio, Ice) per la sua residenza illegale negli Stati Uniti per via della sua cittadinanza scaduta. Inoltre i due hanno precedentemente collaborato nel 2017 nella canzone Crisis.

C’è sia beffa che paura da parte di Rich Brian, poiché la costituzione indonesiana non permette di possedere altre cittadinanze all’infuori di quella natale, quindi ciò che è successo a 21 Savage potrebbe accadere da un momento all’altro anche a lui stesso.

Non è la prima volta che questo concetto viene ribadito dal rapper indonesiano: ne parla anche in ARIZONA, traccia del suo mixtape precedente Amen e, poco dopo, sempre in Yellow Brian, si esprime così:

“50 palchi in tutti e 50 gli stati, l’ho fatto senza cittadinanza per mostrare al mondo intero che volere è potere”

Quarta traccia: Kids. Se nella traccia precedente è presente un po’ di timore, questo pezzo più boom-bap costituisce un chiaro e forte messaggio di positività e speranza verso le generazioni più giovani. L’importanza per l’artista di questo testo è tale che è stata scelta per farla ascoltare a Joko “Jokowi” Widodo, attuale presidente dell’Indonesia:

Da qui in realtà arriva la motivazione del titolo The Sailor: Rich Brian si paragona infatti a un marinaio intento nella sua Odissea personale nel mondo americano che lo ha portato al successo che ha tutt’ora ma che lo ha anche allontanato dal suo paese natale, dalla sua famiglia, composta dai genitori e altri tre fratelli.

In Kids, Brian esprime anche la sua volontà di creare album pieni di musica vera e non solo per fare hit radiofoniche:

“Tutti vogliono fare hit, Io sto solo provando a fare musica!”

Inoltre, in Kids troviamo per la prima volta in tutto il disco la volontà di Rich Brian di portare questo progetto ai Grammy, oltre alla descrizione della sua prospettiva quando Sean Myiashiro lo chiamò per coinvolgerlo nel suo progetto 88Rising:

“Non dimentico il giorno che Sean mi chiamò per parlare di una visione chiamata 88 che stava sognando. Gli voglio bene come un fratello, se cadremo, ci rialzeremo. Un uomo con una visione.”

Continuando nella traccia, Rich Brian cita Nipsey Hussle e Mac Miller come motivazioni per continuare a fare rap, oltre ad un’altra citazione alle generazioni precedenti che non verranno dimenticate.

Quinta traccia: Drive Safe. Rispetto ai suoi lavori precedenti – e al resto dell’album – troviamo un’inesistenza di sintetizzatori o altri tipici strumenti Hip-Hop/Trap, che cedono invece il posto ad una chitarra e ad altri strumenti a corda che rendono questa traccia molto più morbida.

Drive Safe è una love-song, una canzone d’amore – a distanza però, probabilmente data dalla lontananza dalla sua terra natale citata precedentemente. In particolare, viene espresso il dispiacere del vedersi poco o non potersi vedere proprio dopo una rottura di coppia. Il titolo, infatti, è come un messaggio che manda ad una ragazza, cioè “Guida piano” e dal testo è inteso solo come una scusa per risentirla al telefono.

Sesta traccia: Confetti. Così come Yellow, anche questa traccia è prodotta da Bekon – insieme a Craig B – e si tratta principalmente di un pezzo autocelebrativo tra giochi di parole e punchline geniali, anche se vengono espressi altrettanti concetti interessanti come nuovamente l’ambizione ai Grammy e un’altra citazione al suo primo metodo d’apprendimento della lingua inglese, cioè l’uso di Internet.

Qui viene messo in contrapposizione a chi invece ne abusa, perdendo tempo prezioso della loro vita:

“Voi usate Internet per odiare, io l’ho usato per scrivere il mio destino”

Settima traccia: Vacant. Anch’essa tra le tracce più soft, nonché una love song, solo che qua troviamo Rich Brian intento a convincere una ragazza di essersi innamorata dell’uomo sbagliato. Nel testo troviamo inoltre molti rimandi e citazioni a Drive Safe, come se le due storie siano tra loro collegate.

Ottava traccia: No worries. Base molto soft con una semplice melodia di pianoforte accompagnato da un basso, terza traccia prodotta da Bekon insieme a Rappy – producer/cantante/ghostwriter americano-rumeno – e Rich Brian stesso. Nel testo quest’ultimo esprime la sua difficoltà nell’infanzia e nella sua adolescenza a socializzare per via dell’assenza di una vita scolastica, ricordando il suo primo lavoro nel panificio di sua madre:

“Non ero bravo a socializzare perchè avevo scuola a casa, però m’ha dato soldi e una nuova identità quindi fanc*lo il ballo scolastico, guido una limo verso al panificio.”

Nona traccia: 100 Degrees. Traccia molto estiva con una vibe molto più pop, in contrasto col resto di The Sailor – nel testo stesso Rich Brian ripete molte volte la parola “Radio”.

Il pezzo ha ricevuto anche un videoclip ufficiale:

Decima traccia: Slow Down Turbo. Qui Rich Brian parla della sua velocità di crescita di fama, troviamo anche un’altra parte cantata da Bekon, anche se non è creditato stavolta.

Undicesima traccia: Curious. Dopo Slow Down Turbo, Rich Brian sembra voler rallentare appositamente le cose prima dell’ultima traccia di The Sailor, rappando su una base composta da una melodia in chitarra acustica da lui stesso suonata, dove ricorda della sua crescita personale, pensando a quanto lontano è arrivato dagli inizi e a fin dove può ancora arrivare.

Il pezzo esordisce immaginando se le cose fossero andate diversamente, cioè se non fossero mai esistiti artisti cardine della musica rap:

“Immagina se la vita fosse un gioco, se tutto questo fosse falso, se fosse già tutto finito e finiamo già in Paradiso ad incontrare tutti i più grandi. Immagina se non ci fosse Drake, se non ci fosse Wayne, i rapper sarebbero spazzatura? La gente rapperebbe? Sarebbero tutti gli stessi? Nessuno lo sa, tutto d’un tratto sto pensando troppo, sembra stia viaggiando con la mente.”

Brian continua parlando della sua accoglienza non proprio calorosa come si aspettava in America prima della fama per via degli stereotipi sugli asiatici, cioè tutti nerd o secchioni. Questo stereotipo viene notato per la prima volta dal rapper quando ci prova con una ragazza ma nota tutti questi particolari che vanno a creare un vero e proprio muro tra loro due:

“Ho parlato un po’ con quella ragazza dal bel vestito ma ho attraverso di lei quel muro che s’è costruita, si comporta così strana, le sue amiche sono così terribili così le ho chiesto perchè è così fredda con me e mi ha risposto che non le piacciono ragazzi come me. Oh, intendi intelligenti e con un c*zzo grosso? E che non devono fingere solo per provarci.”

Per la prima volta inoltre, Rich Brian cita il suo vizio passato di fumare e la difficoltà nell’abbandonarlo, che lo costrinse ad interrompere un concerto a San Francisco nel 2018 per riprenderlo solo dopo aver vomitato nel backstage. Inizialmente la cosa venne nascosta dal rapper, dichiarando che si trattava d’intossicazione alimentare:

“A volte mi manca la nicotina, ero nervoso e vomitavo durante gli show, non era per niente divertente. Dissi al pubblico che era intossicazione alimentare, avevo un cestino accanto al palco apposta per me, non capivo cosa mi stava succedendo”

Dodicesima e ultima traccia: Where does the time go?. L’ultima traccia di The Sailor segna la seconda collaborazione tra Rich Brian e il cantante RnB Joji – terza se contiamo Zombie degli Higher Brothers insieme al rapper, mentre Joji è alla produzione della base.

Where does the time go? “Dove va a finire il tempo?”, questa è la domanda che affligge Brian, riflettendo sulla quantità limitata di tempo che gli resta per inseguire ancora i propri interessi e fare ciò che più gli piace. In tutto l’album, l’ultima traccia è l’unica che non guarda al passato e al percorso intrapreso finora, bensì alle possibili mete future e ai passi ancora da compiere. Bisogna affrettarsi però, perché il tempo non è infinito.

Nel ritornello, entrambi gli artisti esprimono la loro paura di isolarsi, poiché secondo loro chi si isola da tutto e da tutti perde solamente tempo poiché continua passivamente a sprecare ogni opportunità che può arrivare:

“Mi fa troppa paura avere paura, paura di ciò che sono diventato, una statua solitaria nell’oscurità, nascosta dalla luce del sole.”

The Sailor parla della sua vita che – come tutte le vite, in un modo o nell’altro – è un’Odissea nel pieno dell’avventura non ancora terminata ma anzi, forse appena iniziata viste le sue ambizioni per il futuro. Rich Brian non è certo il primo ad esprimere un paragone similmente colossale, basti pensare alla celebre opera letteraria di James Joyce Ulysses.

Gran parte dell’album costituisce uno sguardo al passato dell’artista, dalla sua infanzia alla sua crescita – personale e non – ai suoi ricordi della sua terra natale cioè l’Indonesia, ma anche della sua famiglia, dal suo primo impatto all’arrivo con gli Stati Uniti fino alla firma per la 88Rising. Gran parte e non tutto però, perché troviamo solo nell’ultima traccia, come detto precedentemente, l’unico sguardo verso il futuro. Questa scelta potrebbe addirittura essere vista come una metafora al suo stile di vita, cioè andare avanti sì, ma ricordando il proprio passato, da dove proveniamo, l’esperienze e le persone passate nel cammino e i passi intrapresi, gli errori compiuti durante il percorso e la propria famiglia, facendo però attenzione a non perdersi ne fermarsi ma andare costantemente avanti senza indugiare né senza perdere tempo prezioso e limitato che tutti abbiamo a nostra disposizione.

Tutti abbiamo, pressoché, la stessa quantità di tempo a disposizione, sta a noi decidere come e quando usarlo.