Public Enemy – Fight The Power!

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Torniamo ai nostri Public Enemy e all’anno 1989, quello di Fight The Power!

Dopo essersi gustati il successo del loro secondo album il gruppo è già in studio da un pezzo, ma purtroppo ci sono dei rallentamenti che faranno slittare le prossime uscite all’anno successivo. Uno di questi problemi è sicuramente l’estromissione di Professor Griff. A seguito di alcune dichiarazioni antisemite (“Jews are responsible for the majority of the wickedness in the world”) rilasciate durante un’intervista al Washington Times la critica si è scagliata contro di lui che è stato prima allontanato dal gruppo, poi fatto ritornare ma con un ruolo inferiore (non più Ministry of Information) e alla fine cacciato (andrà a far parte dei Last Asiatic Disciples). Al suo posto entrerà nel collettivo Sister Souljah (al secolo Lisa Williamson).

Rimaniamo per un ultimo momento al 1989: DO THE RIGHT THING.

Do_The_Right_Thing

La Colonna Sonora immortale del film è Fight the power, film che tutti gli amanti dell’Hip Hop hanno visto almeno due(cento) volte, la quale arriva direttamente dal loro nuovo album ricco di autocitazioni: Fear Of a Black Planet!

Qui siamo di fronte all’apice della loro carriera avendo venduto un milione di copie nella prima settimana.

La tecnica di scrittura è essenzialmente la stessa, ma i singoli d’impatto sono veramente tanti. Partiamo da “911 is a joke” dove si parla del fatto che “inspiegabilmente” quando a chiamare il numero del soccorso è un nero, l’ambulanza arrivi sempre in ritardo.

You better wake up and smell the real flavor, Cause 911 is a fake life saver

Inoltre, canzoni come Fight the Power, Power to the People e Brothers Gonna Work It Out attaccano gli stereotipi culturali e inneggiano ad una reazione degli afroamericani. In “Burn Hollywood burn” si lamentano del fatto che gli attori neri abbiamo costantemente ruoli inferiori nei film: For all the years we looked like clowns the joke is over, smell the smoke from all around e propongono So let’s make our own movies like Spike Lee. Con “Who Stole the Soul?” arriva l’accusa all’industria discografica per lo sfruttamento degli artisti di colore.

Il singolo che anticipa l’album è “Welcome to the Terrordrome”, nel quale si entra nella mente di Chuck e si parla dei problemi che lo affliggono, facendo riferimenti all’omicidio di un sedicenne nero qualche anno prima e una risposta ai leader delle comunità ebraiche rispetto alle affermazioni di Professor Griff. Ancora abbiamo “War at 33 1/3” perchè l’LP (long playing) anche conosciuto come 33 giri è un format di disco in vinile che prende il suo nome dalla velocità di rotazione (33 giri e 1/3 al minuto) e che loro usano per fare la rivoluzione.

La title track dell’album “Fear Of a Black Planet” parla appunto della paura dei bianchi di vivere in un mondo popolato a maggioranza da neri e dove le coppie interrazziali sono pienamente accettate:

But suppose’ she said she loved me, are you afraid of the mix of Black and White?

Dello stesso avviso troviamo “Pollywanacracka”, la quale si concentra sulla storia di una ragazza nera che vuole solo ragazzi bianchi, di un ragazzo nero che vuole solo ragazze bianche e di come tutti li giudichino. Anche qui il gruppo schiera apertamente a favore elle coppie miste.

Black woman’s privacy invaded years and years, You cannot count my mama’s tears, It’s not the past but the future’s what she fears

(Revolutionary Generation)

E adesso, cosa dobbiamo aspettarci?

Grafica di Lorenzo Alaia e Ciro Maria Molaro.