Tarantelle di Clementino: la solitudine dei numeri primi

Clementino

Abbiamo riflettuto su Tarantelle di Clementino e crediamo fermamente che sia uno dei migliori album realizzati dall’artista campano.

La solitudine è una condizione con la quale ognuno di noi è costretto a fare i conti, prima o poi. E se è vero che il rap è il cantautorato dei nostri giorni, è naturale che questo tema sia affrontato dagli artisti così come è stato per i grandi scrittori: la solitudine, come ogni malattia dell’anima, è un tema ridondante perché comune, necessario affinché l’uomo possa trovare il coraggio di guardarsi dentro.

Clementino sembra aver affrontato a viso aperto questo tema e sembra averlo sconfitto con lo stesso mezzo con cui ci ha abituato a quel personaggio carismatico e solare degli ultimi anni: la musica. Come lui stesso ha affermato, l’ultimo periodo non è stato affatto facile per il rapper di Nola, alle prese con una dipendenza che ha messo a repentaglio ciò per cui ha lavorato una vita intera: gli affetti, la carriera e sé stesso, un attimo così vicini, un altro incredibilmente lontani, quasi ad Un Palmo dal Cielo.

Ma se è vero che Tarantelle è un album completo come raramente abbiamo la fortuna di ascoltare, pieno di sfumature e colori – grazie anche all’ottimo contributo dei featuring, accuratamente scelti – è altrettanto vero che lungo tutto l’ascolto la nostalgia dell’artista riesce ad influenzare anche le note più positive. Ed è così che – al fianco di pezzi più leggeri come Chi Vuol Essere Milionario e Smoke Bong troviamo un Clemente che tenta di rimettere assieme ai pezzi, lottando contro le Tarantelle, contemplando il Mare di Notte e scrivendo dei versi di sé, che vanno a completare il quadro di quello che sembra essere un Diario di Bordo a tutti gli effetti, senza filtri ma piuttosto pieno di appunti, note a margine e storie senza un lieto fine.

Tarantelle è un disco che riesce ad andare oltre i confini del genere, che non vuole limitarsi al rap, ma andare oltre. Schopenhauer diceva che la musica è l’unica forma d’arte in grado di allontanare il dolore perché capace di abolire il tempo. Clementino prova così ad elaborare il suo dolore, curando le ferite grazie alle parole, provando a guardare più in là di quell’orizzonte limitato che ci si pone davanti quando sembra che tutto stia crollando.

Con Tarantelle Clementino è riuscito non solo a trasmettere un messaggio importante in un momento in cui il contenuto sembra fare da sfondo, ma è riuscito persino a confezionare uno dei migliori album della sua prestigiosa carriera proprio nel momento in cui sembrava che non ci fosse più nulla da dire, quando tutto sembrava perso. E no, non è vero che le Clementine hanno la loro stagione e sì, è vero che Clementino è uno dei migliori in questo rap game.