Dj Fastcut contro Il Messaggero che definisce il suo concerto un rave

Dj FastCut London Cypher

Il quotidiano romano Il Messaggero si scaglia contro l’evento autogestito accusandolo di promuovere l’abuso di droghe.

Anno domini 2019, il rap è il genere musicale più in crescita in Italia, è entrato nel mainstream, ma rimane ancora lontano dall’essere compreso ed assimilato dal pubblico generalista. La sera del 10 maggio a Roma, presso l’Università La Sapienza, si è svolto un live di Dj FastCut assieme ai suoi Dead Poets nell’ambito del Teppa Fest. Il giornale romano Il Messaggero ha pubblicato, al riguardo, un articolo intitolato Alcol e droga al rave nell’università: in duemila per l’evento illegale.

L’articolo parte dal fatto che l’evento sia stato organizzato abusivamente con “assenza di una licenza di pubblico spettacolo” e “somministrazione abusiva di cibi e bevande”. Rincara poi la dose sostenendo che i partecipanti fossero presenti perché “allettati dalla prospettiva di una notte a base di alcol low cost e droghe da acquistare liberamente”.

Dj FastCut ha risposto con un lungo post su Facebook, in cui chiede spiegazioni all’autore dell’articolo e sottolinea la propria distanza dal concetto di rave. Lo accusa poi di gettare fango sui collettivi universitari e sugli eventi studenteschi autogestiti, quando sarebbe invece importante promuovere le occasioni di aggregazione giovanile.

“Avreste potuto scrivere tantissime cose, ammirare l’impegno dei ragazzi, supportare il rap romano che da voce a questa città da più di 30 anni, intervistare gli artisti, gli studenti e magari farli manifestare, ma avete preferito un’altra strada”.

Conclude promettendo “un dissing” nel caso il giornale non decida di ritrattare quanto scritto. Sottolinea anche il parallelismo tra il rapper e il cronista nella mission di raccontare la realtà attraverso la scrittura.

L’episodio nasce da una totale mancanza di comprensione del linguaggio hip-hop e delle sue forme espressive. Chiunque abbia una minima conoscenza di questa cultura e abbia ascoltato la saga Dead Poets difficilmente la assocerebbe all’abuso sostanze.

Per quanto la legalità sia un valore non si può ridurre un’occasione di aggregazione ed espressione artistica all’uso di droghe ed alcol, come se fossero mode giovanili o riconducibili esclusivamente ad un certo tipo di ambienti. Concludo ricordando che queste stesse critiche hanno riguardato in passato qualsiasi genere musicale legato ad ambienti giovanili e portatore di istanze controcorrente. E invito chi si sia trovato d’accordo con l’articolo a partecipare al prossimo evento simile e capire che c’è molto di più del puro svago e del piacere di fare festa insieme.