Claver Gold – Calicanto (testo)

Claver Gold

Testo di Calicanto di Claver Gold.

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Sento il mio cuore che batte forte
Resterò sveglio anche questa notte
Sì, quante volte
Sento la camera che mi inghiotte
Stringe le corde
Fuori la luce del giorno batte
Sulle finestre e le mie ciabatte
Lasciate a un metro formano un vuoto
Dal mio divano mi tuffo e nuoto
Dentro l’abisso dei miei pensieri
Dove anche gli incubi sono veri
Dove il profumo di te mi ricorda di ieri
Ma malvolentieri
So che non c’eri quando mi serviva
L’aiuto di chi non ha più comitiva
Di chi resta solo ma senza saliva
La scia tua lasciva lasciava la riva

Vola sul mare come aquiloni
Tu mi chiamavi con mille nomi
Io mi chiudevo in me stesso
E riflesso in più suoni scrivevo canzoni
Parlavo dei tuoni che bussano secchi
Sui tegoli vecchi, tu che non invecchi
Tu resti bambina anche quando ti vesti
Come una signora e ridendo ti specchi
Dolce e delicata
Tu sei
Bella e complicata
Fiore di Calicanto
Che sboccia d’incanto in una nevicata
La notte gelata congela ogni idea
Cantava da sola la paradisea
Noi restiamo nudi per donare affetto
Dove il nostro tetto è un piumone d’Ikea

Rimani qui seduta amore, se puoi
Non vuoi farla per me ma fallo per noi
Cammino sopra il vuoto di ogni fallimento
Case senza un pavimento, fermi tutto in un momento
Tu resta se puoi
Se puoi
E adesso stringimi le mani quando mi addormento
Curami dallo spavento, ridi quando tutto è spento
Tu resta se puoi

Oggi la strada sembrava il mare
Scendo in ciabatte per prendere il pane
Se un uomo può piangere senza gridare
Il lupo di Hokkaido sa scodinzolare
Dove le pare si fanno reali
Dove voliamo ma senza le ali
Sfide di frasi letali
Sputate ad un metro in duelli leali
Sopra gli scaffali la polvere, i premi
Che ho vinto per scrivere senza gli schemi
Per vivere il vuoto in cui cado ogni giorno
E poi fare ritorno in paesaggi sereni
Il tuo sorriso è la luce al buio
Io camminavo sotto al diluvio
Mentre il mio cane aspettava e ululava
Alle stelle sotto il plenilunio
Non c’era nessuno per dirmi “che bravo”
Quando non giocavo, quando mi isolavo
Quando non potevo permettermi nulla
Ed insieme a quel nulla, io entravo e rubavo
Le scarpe per correre lungo la via
Per non ritornare mai più a casa mia
Per dare due calci a un pallone di pezza
Su un vecchio campetto di periferia
Mio padre accarezza la carta vetrata
Dentro un’officina scordata, isolata
Si sfrega le mani con una pomata
Che cura quei tagli, la vita è spietata
Sei ritornata anafora, analoga
Senza pretese come un nero d’avola
A dirmi che ciò che ho sbagliato si scorda
C’era una volta la nostra favola

Rimani qui seduta amore, se puoi
Non vuoi farla per me ma fallo per noi
Cammino sopra il vuoto di ogni fallimento
Case senza un pavimento, fermi tutto in un momento
Tu resta se puoi
Se puoi
E adesso stringimi le mani quando mi addormento
Curami dallo spavento, ridi quando tutto è spento
Tu resta se puoi

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