Fill Koi ci presenta Verità E Visioni, il suo primo disco da solista

FIll Koi

Fill Koi, giovane MC pesarese, ci ha raccontato Verità e Visioni e non solo.

Nutre una venerazione smodata per Sindrome di fine millennio, album che -a suo dire- gli ha cambiato la vita. Ritiene che l’arte sia uno dei pochi strumenti rimasti per combattere l’ipocrisia e le ingiustizie del mondo. L’hip hop è ormai elemento -necessario ed indispensabile- della sua quotidianità. Fill Koi, rapper marchigiano classe 1998, ha pubblicato il 27 Marzo scorso il suo primo lavoro solista intitolato Verità e Visioni.

Sette tracce intrise di concetti e citazioni artistiche. Notevole attenzione per la cura dei particolari, sintomo di una forte dedizione alla base. La registrazione dell’Ep. è avvenuta presso il SoundGarden Studio, mentre la produzione è stata interamente affidata a Chief Rock: figura artistica nota nel pesarese. Le strumentali utilizzate sono state campionate, e riadattate, dal vinile contenente la soundtrack della serie televisiva Narcos. Ciò rivela il lato cinefilo di Fill Koi, come egli ha avuto modo di chiarire nel corso dell’intervista. L’impiego del sax e del basso in due delle sette tracce rivelano un audace sperimentalismo musicale. Rap grezzo e tecnicismi che si alternano a sprazzi jazz. Il tutto condito dalla -calda- voce di Camilla Dentale, unica collaborazione presente all’interno del disco.

Verità e visioni è molto più di un semplice progetto solista: l’album è -invero- la sintesi perfetta di sensazioni, delusioni, illusioni e speranze covate da un ventenne spinto dalla propria forza di volontà e dalla determinazione di conquistare un posto importante tra i “grandi” della scena rap nostrana. Verità e visioni è anche una forte critica sociale dell’Italia in cui viviamo. Il brano Visioni, appunto, è una fotografia indelebile del nostro paese, il quale si regge noncurante -da tempo- sulle proprie contraddizioni e falsità.

Fill Koi ha iniziato a tracciare il proprio cammino. Questo è solo il punto di partenza, noi ovviamente gli auguriamo un futuro sempre più roseo.

Qual è il tuo primo ricordo legato al rap?
«Risale ai tempi delle elementari. Mia madre che mi urla “Che cazzo ti ascolti?!” mentre saltavo nel suo letto sulle note di Mal di stomaco di Fibra

Da dove nasce l’aka Fill Koi e qual è il tuo background artistico musicale?
«Fill Koi è un misto di cose. L’aka Fill nasce per due motivi principali. Il primo è molto semplice: chiamandomi Filippo, Fill mi sembrava figo come street name. Il secondo è invece più profondo e molto importante per me: è collegato al disco degli Uomini di mare, Sindrome di fine millennio, che mi ha cambiato la vita. In quell’album Fibra si presentava come Fabri Fil. Ho preso spunto da lì. Koi invece deriva dalla cultura giapponese, che trovo essere estremamente affascinante. La Carpa Koi è un pesce che nella tradizione nipponica simboleggia perseveranza, umiltà e costanza. Raschia il fondo, nuota controcorrente. La leggenda narra la risalita di una carpa lungo il Fiume Giallo, fino alla Porta del Drago, superata la quale essa si trasforma in un dragone acquisendo -di conseguenza- il dono dell’immortalità. Ritrovandomi in queste sue peripezie, ed essendo nato sotto il segno dei pesci, ho pensato che ciò potesse rappresentarmi in toto!

Per quanto concerne il mio background artistico musicale, esso è formato per l’80% da dischi inerenti alla cultura Hip Hop. Da piccolo ho ascoltato molto il cantautorato italiano: Lucio Dalla, Pino Daniele, De Andrè, De Gregori, Pierangelo Bertoli, Battiato, Battisti, Celentano, Capossela, Daniele Silvestri (ero fissato con La paranza, ride ndr). Il cantautorato è stata per me la “via di mezzo” : successivo agli ascolti di Fibra ma precedente a quelli di Salmo. Di questi ascoltavo i primi demo quali Premeditazione e Dolo, Mr. Antipatia ecc.. Posso dire che il rapper sardo è stato il mio primo vero approccio al rap. Vorrei che prestate attenzione però: al rap, non all’hip hop. La cultura della doppia acca l’ho scoperta, come detto precedentemente, con Sindrome di fine millennio. Da lì è iniziato il tutto.»

Pensa che ho realizzato un libro, il quale in realtà è ancora un “progetto nel cassetto”, ove ho raccolto tutta la discografia dell’hip hop italiano dagli inizi ai giorni nostri. Ho poi letto decine di libri ed approfondito l’argomento mediante la visione di  documentari, serie tv e film inerenti alle origini e gli sviluppi dell’hip hop italiano, americano o francese. Ho praticamente ascoltato tutti i dischi hip hop cult che possano esistere nel globo. Ritengo che la “prima scuola” sia l’ascolto.»

Ascolti altri generi oltre al rap?
«Si, ascolto tantissima musica oltre al rap. Come ti ho detto, in primis cantautorato italiano. Per il resto spazio tantissimo. Mi piace troppo il jazz e i suoi artisti come Duke Ellington -uno dei miei pianisti preferiti- Thelonius Monk, Charlie Parker, Miles Davis, John Coltrane e Charlie Mingus che reputo tra i miei contrabassisti preferiti. Ti cito pure gli Steely Dan, che mostrano una buona abilità di commistione tra jazz, rock, RnB e funk. Amo infinitamente i gruppi e gli artisti crossover, come i Gorillaz. Infine, nella mia playlist, è presente del sano rock che mi gasa tantissimo. l miei album preferiti sono decisamente Led Zeppelin IV dei Led Zeppelin e Dark Side of the Moon dei Pink Floyd.»

“Verità e visioni”: posso chiederti una panoramica dell’EP? Perché hai scelto questo titolo? Lo definiresti un “concept album”?
«Si, lo definirei un concept album perchè questo è un lavoro che va ascoltato dall’inizio alla fine. Devi prenderti uno spazio di tempo, concentrarti ed ascoltare attentamente tutto dall’intro all’outro. Il titolo l’ho scelto in un momento successivo all’elaborazione delle tracce. Si chiama Verità e Visioni perché parte delle tracce, come Blue Magic o Verità, parlano di verità nascoste, sconosciute ai più. I restanti brani –Libertà e Visioni– sono invece incentrati sulle mie visioni personali, sul mio punto di vista circa determinati temi , aspetti della vita e situazioni socio-politiche attuali. L’intro e l’outro si collegano ad entrambe le parti dell’album: la prima introducendoti nel mio mondo, la seconda invece è un resoconto del cammino che si verifica dalla prima traccia, con un finale malinconico.»

“Musica dammi la mano, ci lanceremo insieme dal cinquantesimo piano, nudi con le bende agli occhi atterreremo come viene, fino a qui, tutto bene… fino a qui, tutto bene….”

Eccezion fatta per l’outro (binomio azzeccatissimo, tra l’altro) è immediatamente percepibile la totale assenza di feat. Intraprendere un progetto del genere interamente da solista è una scelta rischiosa di questi tempi…
«Beh si hai ragione, ma ho tanto da dire e questo primo progetto è solo l’inizio. Poi, non mi sarei mai chiamato Fill Koi se non fossi andato controcorrente.»

Non mancano di certo riferimenti a film acclamati dalla critica. Penso alle tracce “Blue Magic“ e “Skit” in cui hai campionato dei dialoghi tratti dalla pellicola American gangster. Così anche per l’outro, ove quel “Fino a qui tutto bene” che pronunci rimanda al film La Haine. Ti definiresti un cinefilo accanito?
«Intanto grande per aver colto questi riferimenti cinematografici. Rispondendoti: sì, passo praticamente ogni notte davanti a film e serie tv. Amo il cinema. Sono molto affascinato dai film nei quali, oltre a un bel significato di base -montaggio connotativo- è presente una simmetria perfetta nelle inquadrature. Tale accostamento di linee, superfici, e punti mi fa impazzire. E’ uno stile di montaggio -definito formale- che si può ritrovare in pellicole come Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. Infine, dal momento che la mia vita è molto confusionaria, amo moltissimo i film destrutturati come Harry a pezzi di Woody Allen, Pulp Fiction di Quentin Tarantino o C’era una volta in America del grandissimo Sergio Leone. Insomma, per ascoltare buona musica in vinile, guardare film noti o fumare bene contattatemi. Questo e altro nelle pazze notti in camera di Fill Koi!»

A proposito, la tua “Skit” mi ha ricordato un sacco l’omonima di Fibra in Fenomeno ove Roberto Saviano accennava un breve monologo concernente la legalizzazione delle droghe leggere. Scusami per l’off topic: Fill Koi è favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere? E di quelle pesanti? Perchè?
«Certo che sono favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere. I motivi sono tanti e vari. Innanzitutto legalizzare porterebbe milioni di euro nelle casse dello Stato e non solo, dato che -oltre a milioni in entrata- ci sarebbero tagli di milioni di euro su attività causate dal proibizionismo come le spese effettuate dai corpi di polizia per le operazioni di sequestro di tale sostanza o il sovraffollamento carcerario. Inoltre, è risaputo che legalizzare comporterebbe un controllo maggiore della sostanza, dal momento che attualmente in giro si trova molta “robaccia”. L’hashish viene tagliato con paraffina e/o con microsfere di vetro o sabbia, mentre alla marijuana vengono spesso aggiunti pesticidi, diluenti, contaminati biologici e non.

Infine legalizzare toglierebbe una quantità di entrate enorme al mercato nero delle mafie. La verità è che l’Italia è già sporca di suo. Siamo molto indietro come paese perché il potere non ha il coraggio di affrontare le mafie e preferisce mischiarsi con esse fiutando il soldo.

Per quanto concerne la legalizzazione delle droghe pesanti no, non sono assolutamente favorevole! Eroina o cocaina trasformano le persone, cambiano la faccia della gente. Lo so perché ne ho conosciuti tanti che si sono persi nel tunnel. Credo che sul tema droghe ciascuno debba rispondere personalmente delle proprie azioni. Forse è un discorso un po’ utopico, ma la droga esiste nel mondo dall’alba dei tempi e lì rimane, da sempre.»

Una tua idea generale sull’arte? Credi davvero sia una delle poche armi a nostra disposizione per combattere il mondo in cui viviamo? E’ davvero l’unico strumento per ottenere la -tanto agognata- libertà?
«L’arte è la cosa più fantastica di questo mondo, come altrettanto fantastici sono ogni ramo -ed artista- di essa.  A mio modo di vedere le cose, rappresenta l’unico mezzo per raggiungere la libertà, per lo meno quella ideale, dato che ritengo che non esista una libertà assoluta in quanto anche l’arte ti costringe a “dar conto a qualcuno”. Fortunatamente però questa “costrizione” deriva da qualcosa che ami. Ripeto, questa è una constatazione personale, perché la musica è tutto ciò di cui dispongo e che mi permette di offrire qualcosa al mondo là fuori.

La mia idea di libertà è strettamente umana e primordiale. Essa si riferisce alla possibilità di poter vivere della mia arte per potermi alzare la mattina ed essere sempre il capo di me stesso in ogni scelta giornaliera che va a costruire il mio futuro, di poter viaggiare senza dar conto a nessun capo, di potermi godere le piccole cose della vita come un tramonto, un’alba o un’attenzione. Non ho mai detto che questo tipo di vita non comporti obblighi inderogabili, ma è tutto molto diverso dall’auto-realizzazione in altri campi professionali come quelli di un semplice impiegato o di un lavoratore comune.

Tale visione è molto soggettiva. Vi è anche chi si sente libero quando in realtà non lo è, a buon intenditor poche parole.»

Cosa volevi comunicare con il brano “Verità”?
«Verità è un esperimento di scrittura che accomuna la tecnica dello storytelling con metriche e flow più specificatamente hardcore. E’ infatti il racconto della verità -in senso stretto- utilizzando come metafora la storia dei narcotrafficanti colombiani durante i tempi di Pablo Escobar.

Ho quindi parlato della verità e delle sue sfumature ma, per non rischiare di essere troppo astratto, ho preso come base una storia puramente esplicita e reale.»

“Visioni” è una perfetta fotografia dell’Italia -piena di contraddizioni- in cui viviamo. Sfogo rabbioso o amara constatazione dei fatti?
«Grazie per aver inquadrato al meglio questo pezzo, che è il mio preferito dell’Ep. C’è stato un grosso impegno dietro: dalla lavorazione del beat ai campionamenti che abbiamo inserito come ritornello perché ritenuti perfetti con il concept del brano, dalla scrittura all’interpretazione dei versi.

Quando l’ho scritta, stavo malissimo. Ero nel mio appartamento a Bologna e già me la “vivevo male” di mio (sono un preso male per eccellenza anche se magari non si direbbe). Una mattina mi sono svegliato che sputavo sangue. Ai mille casini che la vita mi presentava in quel periodo, pieno di stress per l’esame che era alle porte, per il disco da ultimare, per la scomparsa di mio nonno che non ho potuto salutare per l’ultima volta essendo lontano da casa, per le mille burocrazie idiote che stavano mandando fuori di testa -e lo fanno tutt’ora- me e il mio coinquilino. Mancava solo un “guaio fisico”.

Visioni è lo sfogo nato da questa e altre situazioni che hanno fatto parte della mia vita. E ne ho ancora tanti di pezzi simili da scrivere. Scrivendo sento di alleviare la mia anima, genera in me un senso di estrema leggerezza. In Visioni c’è Filippo.»

Hai già altri progetti in mente per il futuro?
«Certo, tantissimi, devo solo capire il giusto modus operandi. Non posso dirti altro.»

 

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VERITÀ & VISIONI Ep – TRACKLIST . . . Tutte le strumentali sono state prodotte da @luca_chiefrock. Non finirò mai di ringraziarti. È stato un anno lungo e turbolento ma alla fine siamo qua, col nostro Ep, la nostra musica . . . Grazie a l’unico featuring presente in questo progetto : @camilladentale8. Hai interpretato al meglio il mio viaggio . . . Grazie anche a @enricoklingbass e @nessooone che hanno spaccato rispettivamente con basso e sax! Vi voglio bene! . . . Grafica curata da @boomin.graphics_ a. k. a. @boomin.murdock . . . Fotografia di @giovanni_gallerini . . . VERITÀ & VISIONI Ep. FUORI IL 27/03 SUL MIO CANALE YOU TUBE E SUCCESSIVAMENTE NEI PRINCIPALI DIGITAL STORE E IN COPIA FISICA.

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