Credere ancora nel potere della musica – Intervista a Don Diegoh e Macro Marco

Don Diegoh Macro Marco © Beatrice Chima

Disordinata Armonia è un disco che ci è piaciuto fin da subito e noi abbiamo avuto il piacere di realizzare un’intervista a Don Diegoh e Macro Marco, due artisti che credono ancora molto nell’hip-hop.

Fare un certo tipo di rap nel 2018 non è una passeggiata, per mille immaginabili motivi. Al fianco a ragioni di natura pratica – soldi e tempo a disposizione – bisogna infatti scontrarsi con la certezza che la musica che si produce potrà difficilmente arrivare a scalfire le classifiche delle hit del momento. È un po’ lo stesso discorso di quello che in economia politica si definisce il bilancio “costi – benefici”.

In altre parole, vale la pena mettere la propria anima e le proprie emozioni più private in musica, sapendo che queste potrebbero essere sminuite? Io credo di sì, altrimenti non starei scrivendo questo articolo, ma vi garantisco che molti miei colleghi o ascoltatori sono di ben altra posizione.

Sono certo che Don Diegoh e Macro Marco prima di dare vita a Disordinata Armonia avranno pensato, anche in minima parte, a questi discorsi. Per nostra fortuna però non hanno fatto sì che queste prevalessero sulla voglia di produrre, scrivere e su quella di far emozionare le persone, decidendo di pubblicare questo nuovo disco.

Noi abbiamo avuto il piacere di realizzare un’intervista a Don Diegoh e Macro Marco, ecco cosa ci siamo detti:

Ciao ragazzi, partiamo con una domanda banale ma la cui risposta forse non è nota a molti: come vi siete conosciuti?
DD
:«Ad una Jam in Calabria. Credo fosse Vibo Marina, nel ’99. Marco era lì e da poco era uscito Roots, suo storico demo che segnò uno grosso passo in avanti nelle produzioni underground di quegli anni. Ancora oggi è considerata una delle ‘cassettine’ più fighe dell’epoca.»

MM:«Siamo rimasti in contatto negli anni a seguire, fino a che un amico in comune ci ha “spinto” a collaborare, così, ormai 10 anni fa, abbiamo dato vita a 4 brani, per il secondo disco di Diego Double Deck

Nella tua carriera Diegoh hai collaborato con tanti producer: in cosa Macro si differenzia dagli altri?
DD
:«Talento cristallino, cura di ogni minimo dettaglio, qualità e capacità di trasmetterti la voglia di lavorare bene prima di tutto per il piacere di fare buona Musica.»

E viceversa, Macro cosa differenzia Diegoh dagli altri MC?
MM
:«Non c’è bisogno, in questo contesto, che sia io a sottolineare le doti tecniche e di linguaggio di Diego, che sono palesi ed oggettive. Sicuramente la sua spontaneità, la sua sensibilità artistica e la sua genuinità hanno aiutato ad oliare anche alcuni meccanismi del mio iter di produzione, rendendo il lavoro più che scorrevole e sempre gradevole.»

Passiamo al disco: avevate deciso che eravate le persone giuste al momento giusto o ci sono state delle motivazioni particolari che vi hanno spinto a creare insieme “Disordinata Armonia”? Magari dettate da basi poste in passato?
DD:«Nel tempo c’è sempre stato un filo diretto, intensificatosi con l’uscita di XL e con il conseguente giro di Dj Set che abbiamo fatto da Nord a Sud con una formula del tutto speciale. Quando si viaggia, si condividono idee sulla musica e sulla vita, si mette benzina per i progetti futuri… ed eccoci qua.»

MM:«Nel momento in cui abbiamo deciso di dare un seguito ad XL, quasi senza rendercene conto, ci siamo ritrovati a fare il disco, molto spontaneamente. Infatti ci abbiamo messo pochissimo, praticamente 2 mesi e mezzo.»

Com’è nato il concept della copertina del disco?
DD:«Da subito, volevamo che il contenitore del disco fosse già contenuto. Abbiamo scelto di affidarci a Massimo Sirelli. Massimo è un artista calabrese con un background da Writer; negli ultimi anni si è distinto per una serie di progetti davvero interessanti tra cui mostre personali, installazioni, illustrazioni e collaborazioni con brand ed associazioni che operano a livello nazionale. Quando finalmente si è manifestata l’occasione di lavorare assieme ci è venuto spontaneo chiamarlo.»

MM:«Eravamo sicuri che il suo immaginario potesse tradurre perfettamente le nostre canzoni ed il concept del disco, dandogli una sorta di tridimensionalità.»

Come sono nati, invece, i pezzi con i featuring presenti al suo interno? In particolare quello con Bunna degli Africa Unite ci incuriosisce molto.
DD
:«Il brano ‘Domenica’ è stato pensato e registrato in una ‘Domenica’ di settembre al Macro Beats Studio a Milano. Volevamo valorizzarlo con un ritornello degno di questo nome e ci siamo presi qualche giorno per capire chi potesse essere la persona giusta. Dopo neanche 48 ore ricevo una chiamata di Marco… in cui mi dice “Oh, ma se lo facciamo fare a Bunna?”.»

MM:«Era un po’ che io e Bunna parlavamo di fare qualcosa insieme. Il giro di accordi, l’atmosfera e la progressione del brano mi hanno fatto pensare che fosse arrivata la volta buona.»

DD:«Lo abbiamo sentito, si è messo subito a disposizione e ha scritto un ritornello bellissimo entrando perfettamente nel mood del brano e del disco. Per me in questo disco ci sono alcune tra le collaborazioni più belle che abbia fatto da quando ho iniziato.»

MM: «Killacat, invece, è “famiglia”. Abbiamo passato una nottata in studio, da amici che si divertono a fare la cosa che più gli piace fare, la musica. La mattina dopo il pezzo era scritto, registrato e pronto. CRLN è stata la prima persona a cui abbiamo pensato, tant’è che le ho proposto di fare il brano, prima che avessimo anche la bozza del brano stesso. Avevo questa idea di costruire per uno stesso brano 2 atmosfere completamente diverse, quasi a sé stanti, ma che potessero fortemente convivere tra di loro. Dopo un po’ di prove è nata “Rimmel”, anche grazie ad un’altra session in studio, questa volta con Gheesa, che mi ha affiancato nella produzione. Roc (Shocca), su XL, doveva esserci, punto.»

In “Dodicesima Ripresa” c’è un chiaro riferimento al mondo della boxe, che è presente in molti dei tuoi testi, Diegoh. Su due piedi pensiamo al pezzo con Anagogia e Cali. Pensi che la boxe sia una metafora della tua carriera o di come tu interpreti la musica?
DD
:«Mi piacciono molto i film sulla Boxe, il modo in cui viene rappresentata a livello cinematografico e letterario. Negli anni ho letto le biografie e guardato i biopic dei più grandi. Non penso la boxe sia una metafora della mia carriera o di come interpreti la musica, ma riconosco che in entrambe queste dimensioni ci sia la necessità di rialzarsi quando si va al tappeto e che andare al tappeto non vuol dire sempre perdere.»

Come sarà strutturata la promozione del disco? Ci sarà un tour?
DD:«Stiamo lavorando a diverse cose interessanti e da marzo dovremmo partire con i live.»

MM:«Ci sono tante idee che bollono in pentola, ma vogliamo farle cuocere a fuoco lento. Il disco sarà anche corto, ma pensiamo che ci voglia un po’ di tempo per ascoltarlo bene, senza la fretta che contraddistingue gli ascolti odierni.»

Parafrasando i Colle quando riportano la classica domanda “Che cosa hai fatto per tutto questo tempo”: ti ritrovi un po’ nella loro nostalgia o in quella di Noodles (C’era una volta in America)?

DD:«un po’.»

Nel tuo precedente disco c’era un forte richiamo di un tempo passato, dai tuoi legami con le persone a te più vicine sino alla musica stessa. Sei riuscito a trovare tutte le risposte che cercavi?
DD:«Ancora no, ma questo disco nasce, da parte mia, per provare a mettere a posto tanti aspetti della mia vita parlandone in maniera matura.»

Diegoh, sono diversi anni che vivi a Roma:, hai mai pensato che se vivessi a Milano la tua carriera musicale avrebbe potuto prendere strade diverse?
DD
:«Andrei a Milano solo per stare nella stessa città dei miei due fratelli. Ho compiuto da poco 34 anni e già da tempo non metto la carriera musicale al primo posto, pur riservando alla musica il rispetto e il tempo che merita.»

Ai tempi di Latte & Sangue pubblicasti un inedito fatto ad un live su YouTube: uscirà mai?
DD:«Ho diversi inediti, forse sono più di 30. Al momento tutto quello che volevo dire sta in “Disordinata armonia”.»

Fabri Fibra diceva in una strofa “Oggi nessuno ascolta veramente i dischi, strano/Cercavo nel buio in mezzo alla mischia un faro”: credete ancora nel potere dei dischi di emozionare, nonostante oggi siano cambiate tante cose?
MM:«Su di me ancora funziona, quindi assolutamente si.»

DD:«Io ci credo oggi più di prima, perché se le cose le fai bene prima o poi la gente se ne accorge e ti dà ascolto.»

Ultima domanda: come riuscite a far convivere il lavoro e la musica?
MM:«Ho fatto diventare la Musica il mio lavoro.»

DD: «“Non mi fermo, così non sento neanche la fatica”.»

Don Diegoh e Macro Marco