Due chiacchiere con G Ferrari, uno dei producer più interessanti del momento

G Ferrari

Dietro brani come “Piccolo Kety” di Ketama126 e “Buste Nike” di Pretty Solero ci sono le mani del giovane produttore G Ferrari: lo abbiamo intervistato per sapere qualcosa di più su di lui e sul suo lavoro.

Da quando scrivo di musica ho maturato la convinzione che per farlo bisognerebbe, in teoria, avere la mente aperta. Si possono chiaramente avere i propri gusti, ma trovo stupido e ignorante non ascoltare e non studiare un determinato sottogenere o un artista a priori, a maggior ragione per un “addetto ai lavori”.

Mi è infatti capitato più volte di leggere o ascoltare persone osteggiare, per partito preso, la nuova scena italiana. Al contrario io ho voluto analizzarla dalla A alla Z, per farmi una mia idea e per capire quanto di buono ci possa essere. Tra i tanti artisti, un produttore che mi ha colpito sin da subito è stato G Ferrari, un ragazzo classe ’94 che da tempo collabora con la Love Gang e non solo. Qualche tempo fa ho avuto la possibilità di fargli qualche domanda, ecco cosa ci siamo detti:

In un’altra intervista hai detto che conosci i ragazzi della Love Gang da relativamente poco tempo, da non meno di qualche anno. Quando li hai conosciuti avresti mai immaginato che ognuno di loro si sarebbe ritagliato una fetta all’interno della scena italiana?
«Sì l’ho pensato sin da subito, ognuno aveva una propria identità, erano tutti riconoscibili e sono sempre stati alla ricerca di un sound nuovo e mai scontato, sono un gruppo diverso ma ognuno ha dei punti in comune con l’altro, la 126 è un puzzle formato da pezzetti che anche da soli rappresentano qualcosa.»

I tuoi beat sono molto più musicali di tanti altri, meno “di plastica”, non è raro sentir un pianoforte o una chitarra suonate in un certo modo. Hai studiato musica?
«Ho studiato pianoforte da bambino, ho smesso intorno ai 13 anni, mia madre mi ha quasi costretto a studiare pianoforte ma oggi la ringrazio per questo e mi pento di non aver continuato. Ti ringrazio per aver definito le mie basi più musicali di quelle di tanti altri, quello che cerco di fare è proprio il differenziarmi da molti produttori che hanno tutti lo stesso suono (per intenderci la classica base Trap italiana, che a parte qualche eccezione è destinata a cambiare radicalmente, personalmente non ce la faccio più ad ascoltare decine di dischi tutti uguali).»

Al di là di quelle con i ragazzi della Love Gang non si trovano molte tue produzioni online. È un caso o spesso rifiuti collaborazioni?
«Sto lavorando con Gianni Bismark, che oltre ad essere diventato un amico è uno dei più forti, ne sono più che convinto. Non sto distribuendo troppe basi qua e là perché quest’anno usciranno molte cose prodotte da me e alcune saranno molto particolari. Comunque continuo a produrre anche degli amici emergenti come il mio fratellone “blvck Leone” che spacca tutto.»

Quale tra i beat che hai realizzato preferisci?
«Non ne ho uno che preferisco in particolare, in giro mi fanno molti complimenti per “Buste Nike”, “Lacoste” e “Piccolo Kety” ma non ce n’è uno che preferisco.»

Mi pare di aver capito che prediligi l’uso di Ableton rispetto ad altri programmi. Come nasce una tua produzione? Parti dalla melodia?
«Sì, a differenza di molti produttori che partono dalle batterie io parto dalla melodia, inizio a suonare e trovo il giro adatto, poi butto giù batterie e tutto il resto, una cosa a cui tengo molto è la scelta dei suoni, voglio che non sia mai banale.»

Preferisci lavorare dal vivo con i rapper o spesso vi accordate a distanza?
«Dipende dal tipo di rapporto che abbiamo, molto spesso ho lavorato a distanza ma ultimamente sto lavorando con parecchi artisti in studio, io mi metto a produrre e loro scrivono i testi, spesso con questo metodo escono fuori cose molto particolari.»

 

Ormai hai fatto un bel po’ di date con Ketama: come sta andando il tour?
«Molto bene, ci divertiamo e si diverte molto anche la gente, siamo soddisfatti.»

C’è qualche producer o rapper emergente che ritieni dovrebbe avere più spazio?
«Per quanto riguarda i produttori ho un amico, il suo nome d’arte è Niagara, è molto forte e ha un suono particolare che a me piace molto. Per quanto riguarda i rapper mi piacciono molto degli amici con cui collaboro: Blvck Leone, Cuggio, Zafa e altri.»

Credi che negli ultimi anni il ruolo dei producer stia diventando sempre più importante, nonostante spesso nei brani si ometta il nome dei produttori?
«Sì, il ruolo del producer è diventato fondamentale, omettere il nome del produttore è una cosa che mi fa spesso arrabbiare perché in una canzone il produttore fa almeno la metà del lavoro, quindi il nome deve esserci.»

Hai mai pensato di fare un disco solista? Se sì chi ci vorresti dentro?
«È una cosa che ancora non ho in programma, se dovessi farlo in futuro ci vorrei sicuramente Gianni Bismark, tutta la Love Gang e i miei amici emergenti. Se dovessi sognare e puntare a qualcuno in America mi piacerebbe produrre Khalid, Justin Bieber, Nothing Nowhere, loro sono veramente fortissimi.»

La musica è il tuo lavoro o fai anche altro nella vita?
«Diciamo che finalmente è diventato un lavoro.»

 

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