Quello che manca al rap femminile

Rap femminile

Il rap femminile ha conosciuto grandi cambiamenti nel corso degli anni: sono tutti positivi?

Qualche settimana fa, abbiamo voluto farvi conoscere alcune delle donne che hanno fatto la storia del rap femminile tra la fine degli anni ’90 ed i primi ’00. Il nostro percorso ha toccato le rime taglienti di Lil’ Kim, l’originalità di Missy Elliott e la bad attitude di Foxy Brown. Non dobbiamo pensare che i colossi del rap in rosa siano solo loro tre: l’elenco è molto lungo e comprende, tra le tante Queen Latifah, Da Brat e Ms. Lauryn Hill (di lei Marco vi ha parlato un po’ in due articoli sui The Fugees).

Cosa hanno lasciato queste signore al rap femminile?

Voglio partire da una riflessione personale. Come avete potuto capire da altri miei articoli, Nicki Minaj è una degli artisti che dominano la mie playlists. Non la Nicki Minaj di “Super Bass” o “Starships” (mi sanguinano le orecchie al solo pensarci!), ma quella di “Shanghai“, “Chi Raq“, “Up In Flames” e “Lookin A*s“. La ragazza in questione ha, al contempo, la capacità di farmi inferocire: perché? Da quando la seguo, ho sempre sperato di sentire da lei un disco nel quale la parola d’ordine fosse una sola: barre. Onika ce ne ha sempre dato un assaggio in ciascuno dei suoi album ma questa componente è sempre stata assorbita da sfumature più pop ed r&b, oppure da tracce hip hop molto commerciali. La direzione presa per “Queen” con “Chun Li” e “Rich Sex” mi fa ben sperare e confesso che l’hype è alle stelle.

Nicki Minaj

Quindi? Manca il talento? Non penso, Nicki Minaj ne ha parecchio. Manca il coraggio di osare? Probabilmente è la risposta giusta. Negli anni ’90, le rapper non avevano bisogno di mischiare rap e pop per farsi conoscere. Se scorrete l’intera discografia di Lil’ Kim, ad esempio, non troverete una sola hit da lead artist dove le barre cedono il passo ad un commerciale beat pop: la rapper è riuscita anche a raggiungere la #2 nella Billboard Hot 100 con una traccia completamente hip hop (“Magic Stick“)… un vero e proprio “big as* record” per dirla all’americana!

Se parliamo di coraggio, non citare Missy è improponibile. La rapper della Virginia ha pubblicato sei album in otto anni dei quali dobbiamo apprezzare l’organicità in fatto di suoni. Il suo essere anche cantante l’ha portata a contaminare i propri dischi con l’r&b ed il soul ma anche Melissa, al pari dell’amica Kimberly, non ha mai avuto timore di alzare l’asticella. Tracce come “Wake Up” con Jay Z e “Busa Rhyme” con Eminem non fanno che darmi ragione.

Missy Elliott

Guardando al panorama musicala odierno, non possiamo che rimanere sconfortati. Cardi B ha raggiunto la vetta delle classifiche dandosi alla trap più banale e scontata ed Iggy Azalea sembra ossessionata dalla ricerca di una hit con un ritornello orecchiabile. Certo, non mancano le eccezioni. Vi abbiamo parlato di Tink e del modo in cui il suo EP di debutto ci ha incantato ed un’altra da tenere d’occhio è Lady Leshurr (ascoltate qualche suo freestyle, come “Black Panther“). Peccato che queste due non abbiano ancora trovato un’etichetta che le sostenga…

Anche in merito ai video musicali, dobbiamo muovere una critica alle rapper contemporanee: per quanto possa essere interessante un sedere, fare soli video con dei sederi (alla lunga) stanca! Sembra che non si riesca più a dar vita ad una videoclip che vada oltre le semplici parole del testo e che non sia un semplice modo per promuovere commerciamente il brano. Tuttavia, questa è una tendenza oramai generalizzata, trasversale a tutti i generi musicali, quindi non possiamo farne loro una colpa grave. Però, a conferma di quanto vi ho detto, vi basta prendere “Hot Boyz” di Missy Elliott ed “Anaconda” di Nicki, entrambe canzoni dal chiaro contenuto sessuale, e vedere come le due rapper hanno affrontato l’argomento…

Cardi B

 

Che dire, una inversione di tendenza è più che doverosa. Ritengo che un maggiore approfondimento e più originalità siano le carte vincenti per (ri)attribuire al rap femminile la centralità che merita. “Chun Li” e “Barbie Tingz” ci hanno dato un’assaggio del percorso che “Queen” dovrà proseguire e consolidare. Certo, la strada è ancora lungo ma a noi il tempo non manca.

Nel mentre, potete sempre recuperare la discografia di questi mostri sacri: buon ascolto!