«Stare male è una terapia inevitabile» – Intervista a CRLN

CRLN

In occasione dell’uscita di “Precipitazioni” abbiamo avuto il piacere di realizzare un’intervista a CRLN, la prima voce femminile di Macro Beats.

Questa volta abbiamo deciso di contattare l’artista di San Benedetto, sapendo bene che oltre ad aver proposto un progetto musicale alquanto interessante, durante il suo inizio di carriera, ha avuto la possibilità di collaborare con molti artisti della scena rap italiana.

Ecco cosa siamo riusciti a tirare fuori:

Ti va di parlarmi di “Precipitazioni”? Nuovo album, nuovo inizio. Com’è andata?
«Il nome dell’album è arrivato tardi, avevamo in mente di fare questo primo album dopo l’EP. In realtà pensavamo di farlo uscire un anno prima, anche perché l’etichetta mi aveva dato tempi abbastanza stretti. Tuttavia proprio l’anno scorso mi sono successe diverse cose. Dopo il terremoto nelle mie zone, sono tornata a San Benedetto da Roma per scrivere la tesi, che tra l’altro ha portato via il suo tempo. Poi immagina, lì a San Benedetto non ho molti amici quindi fu un periodo piuttosto complesso in generale. Un anno strano, in cui non riuscivo proprio a scrivere. Ed ero anche molto preoccupata per la cosa, visto che Marco, di tanto in tanto, mi chiedeva a che punto fossi. Finalmente dopo quel periodo, sono riuscita a scrivere, iniziando da “Tutti i miei difetti”: un pezzo di cui si percepisce a pieno il carico emotivo.»

La tua concezione di musica è davvero interessante. Qui in “Precipitazioni” si evince un mix tra il classico ed elettronica. Come mai questa scelta?
«Di base c’è il fatto che l’album è stato scritto insieme ad Alberto (Alberto Brutti, ndr), un mio amico musicista che studia contrabbasso al conservatorio di Roma. Eravamo proprio vicini, inoltre amante anche lui dell’elettronica. Nonostante all’inizio non sapessimo molto dove saremmo andati a parare, eravamo un sacco uniti. Quando uscivano fuori certi accordi, certi synth messi in quel modo, ci guardavamo e dicevamo: “è proprio quello che vogliamo!”. Non è quasi mai successo che ci facesse schifo qualcosa, o che stravolgessimo le basi. Evidentemente ha contribuito molto il fatto che ascoltavamo le stesse cose e andavamo insieme a vari concerti. Ad esempio, siamo stati insieme anche al “Club to Club” di Torino.»

Questo stesso album è stato prodotto assieme a Gheesa e Macro Marco, due producer a noi ormai più che noti. Ma come hai fatto a conoscere Marco e soprattutto ad entrare in Macro Beats?
«Io studiavo graphic design a Roma e abitavo in questa casa con delle coinquiline in quel periodo. Seguivo ovviamente Macro Beats su Instagram e tutti quanti gli altri. Una sera sapevo che sarebbe venuto a cantare Mecna al Rashõmon Club, un locale situato dall’altra parte di Roma. Dopo un po’ di indecisione decisi di andare nonostante l’enorme distanza e i miei pochi mezzi a disposizione. A fine concerto provai ad aspettare qualcuno ma senza risultato. Poi io non sono una che fa molto tardi, ragion per cui dopo un po’ tornai a casa. Il giorno dopo arrabbiatissima con me stessa, mi sono fatta forza e ho scritto finalmente a Marco. Quando mi rispose, mi fece addirittura i complimenti per le cover! E qualche tempo dopo aggiungendomi su Facebook mi disse che avrebbe suonato allo Zoobar, vicino casa mia. E scoprii anche che abitavamo vicinissimi, praticamente attaccati! Più o meno da lì è iniziato tutto quanto: vari caffè al bar sotto casa o magari qualche sigaretta. Spesso mi capitava di aspettarlo che tornasse da Monaco. Per me ormai è come un “padre”.»

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Hai in programma un “Precipitazioni tour”?
«Beh, sicuro. Radar concerti mi ha comunicato che stanno prendendo già le date. Quindi a breve sapremo tutti quanti che fine farò (ride, ndr).»

Sempre rimanendo nel nostro ambito: negli ultimi tempi hai avuto modo di conoscere gli altri membri di Macro Beats?
«Certo. Il primo che mi viene in mente adesso è Gianluca (Ghemon). Mi ricordo sempre un momento in particolare in cui ero a Milano, era appena uscito l’EP e stavano tutti festeggiando. Lui mi fece anche uno scherzo scemo che non ti sto a raccontare (ride, ndr), ciò nonostante io ero un po’ presa male in generale, poiché, in quel periodo, non stavo benissimo emotivamente. Lui se ne accorse subito, mi prese da parte e mi fece un discorso bellissimo incentrato sulla tristezza: per me è stato davvero importante. Mi ha fatto vedere determinate cose diversamente da com’ero solita vederle. Te ne accorgi nell’immediato: è uno che sa, uno che le ha vissute veramente. Poi come ben saprai, ha anche parlato più volte della sua depressione e dei suoi momenti di debolezza sui giornali e media. Quindi, chi meglio di lui può consigliare! In seguito ho conosciuto Davide (Davide Shorty), simpaticissimo e anche molto dolce, e Corrado (Mecna). Lui può sembrare schivo, invece è una persona molto carina. Poi ho lavorato anche con alcuni della “Unlimited Struggle”: Stokka, per esempio, ha realizzato il video di “Via da noi”. Siamo andati insieme vicino Mestre, in alcuni boschi e mi sono dovuta fare anche quel bagno gelato nel lago! (ride, ndr) Però ne è valsa la pena. Frank Siciliano invece, si è occupato del video di “Parlami di te”. Li conosco entrambi abbastanza bene. Mi hanno praticamente visto fare playback per una giornata intera.»

E se ci estendessimo a tutta la scena rap italiana, sapresti darmi qualche nome tra i tuoi preferiti?
«Pensandoci bene, sicuramente Mecna e di Ghemon. Anche Dutch Nazari o Frah Quintale, che a mio parere si avvicinano moltissimo all’hip hop. Se invece ci spostassimo sulla scena trap emergente, non credo di avere qualche nome, non mi appassiona un granché.»

A questo proposito: ho notato sui social una bella sintonia dopo il singolo “Da Capo”. Com’è questo rapporto con Dutch?
«Da quando abbiamo composto il singolo, si è instaurato un rapporto fantastico. È diventata quasi una cosa simbolica. Dopo quella collaborazione, sono partiti commenti e messaggi vocali random, tipo “vuoto cosmico”.»

E il tuo album rap preferito?
«Secondo me “Laska” di Mecna è superiore a tutto: ha un potenziale emotivo imparagonabile. Rispecchia molto il mio “mood” di vita».

Ti sei mai cimentata nel nostro genere? Hai mai provato a scrivere o magari, cantare qualcosa?
«No. Perché mi sono resa conto di avere dei problemi ad affrontare quel tipo di metrica, specie nella respirazione. Quando ho realizzato “Da Capo” con Dutch ero abbastanza preoccupata, per me quello è già rap. Non avevo mai cantato con un ritmo così veloce e serrato. Poi, di certo non si impara in un giorno a farlo. Forse mi piacerebbe scrivere o anche scrivere per qualcuno. Per esempio nel mio album c’è un singolo che s’intitola “Con tutti i miei difetti” che pure è un pezzo bello serrato, speriamo di fare bene in tour!»

E quindi giunti al termine di questa divertentissima conversazione, mi sono anche preso un momento per riflettere. Avete presente quando, certi giorni, crediamo di non aver combinato qualcosa di realmente “buono” o di “giusto” nella nostra vita fino ad ora?

Beh, “Precipitazioni” è quel qualcosa che ti culla adagio nel pensiero che, nonostante le sofferenze, non è tutto perduto. Qui il link Spotify: