Flatbush Zombies: perché in tanti sono in fissa con loro?

Flatbush Zombie

Flatbush Zombies, un trio di New York che ha fatto delle droghe uno strumento per interpretare la realtà.

È nato come qualcosa di assolutamente casuale l’incontro tra chi sta scrivendo questo articolo e i Flatbush Zombies. Qualcuno di voi, io compreso, ne avrà sentito parlare decine di volte tra suggerimenti di YouTube e playlist di Spotify. Il problema è che inconsciamente il mio cervello li ha sempre collegati al mare di m*rda nel quale facilmente si può incappare di questi tempi. Il nome non mi suggeriva infatti altro se non parole sbiascicate, beat copia-incolla ed un abuso di argomentazioni riguardo alle droghe. Su quest’ultimo punto ci ho preso a pieno ed incredibilmente questa volta non rientra tra i NO.

Partiamo con ordine. Chi diavolo sono i Flatbush Zombies? Il gruppo è di recente nascita, 2010 precisamente, da una geniale idea di Mecchy Darko, Zombie Juice ed Erick Arc Elliott. Il trio nasce a New York e come Hip-Hop comanda la cartina geografica parla già da sé sotto molti aspetti. “Headstone” è il primo brano che ho sentito e c’ho messo davvero poco a capire che questi tre fuori di testa avessero una marcia in più.

Requisito fondamentale per comprendere di cosa stiamo parlando è sottolineare la loro totale devozione ad ogni tipo di droga che alteri in modo più o meno definitivo il sistema cognitivo-razionale di un uomo. Qualcuno penserà che una simil affermazione sia più che sufficiente ad eliminarli dai database ma sarete costretti a ricredervi. So che potrà sembrarvi presuntuoso ma i Flatbush Zombies sono una specie di precursori di una nuova dimensione, cavie di una realtà distorta, sperimentatori dell’infinito. La loro discografia è estremamente ridotta, dato anche il loro arco temporale, ma ciò che è contenuto al suo interno è veramente privo di qualsiasi limite.

Due anni fa un giornalista, probabilmente più incuriosito che interessato da questo fenomeno, è andato a trovarli nella loro abitazione assistendo ad una scena tanto grottesca quanto surreale. Stravaccati sul divano, sotto intenso effetto di LSD, guardando con attenzione maniacale “Arancia Meccanica”, il capolavoro distopico di Stanley Kubrick.

Ma vedi un po’ se devo interessarmi a dei drogati” ho pensato e penserete.

È facile per un artista essere incastrato nel proprio personaggio ma cosa succede quando un artista decide di toccare con mano il limbo dell’esistenza? La loro musica parla più di quanto qualsiasi social o intervista possa fare. Nei loro brani c’è di tutto. La depressione, l’introspezione, l’astratto, la coscienza.. o meglio l’incoscienza. I Flatbush Zombies nascono per una necessità dei rispettivi membri di intraprendere un viaggio dentro sé stessi al fine di trovare nuove chiavi di lettura della realtà, siano esse metafisiche o materiali.

Quello che perseguono non è un fine comprensibile, condivisibile né tantomeno spiegabile a parole. I loro beat e i loro testi non sono figli del raziocinio bensì l’esatto opposto: un’orchestra ipnotica, cosmica e chiassosa nel quale perdersi.

Quello che in molti raccomandano quando si è sotto trip è di non guardarsi allo specchio. Beh, è la cosa che amo fare di più.

Il loro primo album è una vera e propria odissea psichedelica oltre che un ulteriore omaggio al maestro Kubrick: “3001: A Laced Odissey”. Il film semi-citato è “2001 Odissea nello Spazio” il quale racconta nell’arco di tre ore l’intera storia dell’esistenza umana e non. Quindi avrete già capito.

Ma dopo tante chiacchere parleremo pure della loro musica? Vanno tremendamente a tempo e rappano altrettanto bene.

Aldilà dei progetti che troverete spulciando il web – in particolar modo il mixtape D.R.U.G.S – capirete ben presto che per l’utenza mondiale i Flatbush Zombies è un vero e proprio culto. A ragion veduta. I visual sono una componente fondamentale per la realizzazione di un immaginario simile poiché evocano la realtà distopica di cui parlavamo. I beat sono realizzati da diversi producer di volta in volta tra i quali figura anche la testa principale, Elliot. Il manuale di sopravvivenza ai loro testi ed alle loro atmosfere è semplice. Capisci il viaggio ma non entrarci dentro per forza.  Di seguito vi lasciamo un paio di brani che possano fare al caso vostro e chi vi possano far meglio capire ciò di cui abbiamo parlato fin qui.

Mentre stiamo scrivendo inoltre, i Flatbush Zombies hanno annunciato il loro sophomore album intitolato “Vacation in Hell”, che dal titolo siamo sicuri essere un nuovo importante tassello psichedelico di questo folle trio artistico. Al suo interno leggende del rap game come Bun B saranno affiancati a giovani diamanti come Joey Badass.

Siete pronti?