Tupac – The maturity

Tupac sparato

Il 30 novembre Tupac si trova a New York in attesa di sapere se verrà giudicato colpevole oppure innocente ma succede qualcosa che segnò profondamente la sua vita e carriera: qualcuno gli ha sparato 5 volte…

La sera riceve una chiamata da Jimmy Rosemond, un produttore che gli propone un featuring con un suo rapper. Il cantante accetta e si reca così in un noto studio con un paio di amici e la sorellastra per registrare. Mentre sta entrando viene informato che nello stesso edificio, qualche piano più in su, c’è il suo collega e amico Notorious B.I.G. insieme a Puff Daddy, intenti a girare un video. Il gruppetto apre così il portone e si accinge a chiamare l’ascensore quando viene circondato da tre individui in tenuta mimetica che, puntandogli le pistole, li costringono a sdraiarsi e a consegnare i gioielli. È qui che Tupac cerca di estrarre la sua arma, ma i tre non si fanno sorprendere e gli hanno sparato 5 volte. Rubano tutto e scappano. Viene chiamata subito l’ambulanza e la polizia, intanto tutti si spostano ai piani superiori per chiedere aiuto. Mentre il rapper si fa rollare e poi fuma una canna per cercare di alleviare il dolore, entrano Biggie e Puff.

A detta di Tupac i due sembrano molto strani e in qualche modo sorpresi, quasi come se non si aspettassero di trovarlo ancora vivo.

Loro smentiranno tutto, dicendo che il cantante era chiaramente sotto shock e non completamente lucido. L’unico dubbio rimasto è: oltre a Rosemond, chi altro sapeva dell’arrivo del rapper? Probabilmente nessuno.

I 5 colpi che hanno sparato a Tupac non sono però mortali, così dopo alcuni interventi chirurgici sembra stare tutto sommato abbastanza bene e si fa trovare in tribunale sulla sedia a rotelle. A metà febbraio sarà già completamente guarito e pronto ad andare in carcere a scontare la pena di quattro anni e mezzo. Per un ragazzo di 23 anni non deve essere facile scampare ad un agguato e poi essere rinchiuso in una delle più dure prigioni del Paese. Qui infatti cambia profondamente mentalità e chiede il perdono a Dio (per i tanti peccati commessi, ma mai per il reato di violenza sessuale per il quale si dichiarerà sempre innocente).

“Ahah, what you say? Who you callin rapist? Ain’t that a b*tch?”

“Ahah, che hai detto? Chi chiami stupratore? Non è una p*ttana quella?”

(Fuck the world)

Ancora una volta queste trasformazioni vengono portate alla luce dai suoi nuovi testi. Già, perchè il 14 marzo 1995 esce Me against the world.

“Ahh, I suffered through the years and shed so many tears… Lord, I lost so many peers and shed so many tears”

“Ahh, ho sofferto attraverso gli anni e ho versato così tante lacrime… Signore, ho perso così tanti amici e ho versato così tante lacrime”

(So many tears)

Forse è il suo miglior album. Sicuramente il più introverso e forte per i contenuti, questa volta strettamente personali e mistici, meno legati alle vicende del ghetto. Grazie a questo progetto, e probabilmente anche al fatto che viene pubblicato mentre è al fresco, Tupac arriva ai vertici della popolarità. L’introduzione è un mix di voci di vari reporter che riportano la notizia dell’aggressione avvenuta a New York, per cercare di creare il giusto clima fin dall’ inizio. Poi subito la hit If I die 2nite. L’album procederà tutto su questa falsa riga: la paura di morire e il ricordo di tutti i compagni caduti che va a trovare al cimitero sono i contenuti predominanti e vengono ripetuti allo sfinimento. Si capisce subito come sia la sparatoria che il carcere l’abbiano profondamente turbato e ci si convince sempre di più che qualcosa non va, che qualcuno non lo voglia più in circolazione.

“Will I survive til the mo’nin, to see the sun? Please Lord forgive me for my sins, cause here I come…”

“Sopravvivrò fino al mattino, per vedere il sole? Per favore Signore perdonami per i miei peccati, perchè è così che sono…”

(So many tears)

I toni cupi possono essere in parte mascherati dai beat potenti e diversificati durante un ascolto superficiale, ma basta leggere i testi per accorgersi della profonda malinconia e della maturazione artistica che ha portato alla nascita dell’album. Il dell’artista è il punto di partenza e di arrivo, ogni strofa ne descrive una diversa sfaccettatura. Per la prima volta si usano così tanto le parole “God” e “Lord”, si invoca di continuo il perdono e la misericordia. E’ la paura della morte che ci rende sempre un po’ più vicini a Dio, oppure c’è la consapevolezza di aver realmente fatto qualcosa per cui chiedere il perdono? Difficile dare una risposta certa. C’è però una canzone, Death Around The Corner, che sembra orientarci più verso la prima ipotesi. La canzone dice chiaramente che tutti i neri della città moriranno e che saranno gli stessi amici di Tupac a tradirlo.

Alcune canzoni riescono invece a salvarsi da questa nube di paranoia che avvolge tutti i testi. Ad esempio Young N*ggaz sembra continuare esattamente da dove è finita Wordz of Wisdom. Il rapper cerca ancora di indicare la giusta via per autorealizzarsi a chi, come lui, era partito da zero:

“This go out to the young thugs, the have-nots, little bad motherf*ckers from the block, them niggaz that’s thirteen and fourteen 
Drivin Cadillacs, Benzes and sh*t, young motherfuckin hustlers (make that money boy), stay strong nigga, you could be a f*ckin accountant, not a dope dealer. You know what I’m sayin? (Go to school n*gga, go to school), fuck around and you pimpin out here
You could be a lawyer (really doe). N*ggaz gotta get they priorities straight” 

“Questa va ai giovani duri, ai poveri, piccoli cattivi figli di p*ttana del quartiere, quei neri che hanno 13 e 14 anni che guidano le cadillac, mercedes e m*rda, Giovani che si danno da fare (fa soldi bello), rimanete forti, potreste essere dei fottuti contabili, non degli spacciatori. Capite ciò che sto dicendo? (andate a scuola neri, andateci), andate in giro e fate i papponi, potreste essere degli avvocati (davvero fratello). I neri devono capire le loro priorità”

(Young niggaz)

Un’ altra canzone che esula dal contesto grigio dell’album è Dear Mama. (una deiAnche se volessi, non potrei riportare qui sotto solamente una rima, un verso o una strofa di questa canzone. Va ascoltata, capita e poi riascoltata tutta dall’inizio alla fine. E’ sia una bellissima dedica a tutte le madri, sia un’ autobiografia. E il suo significato è indiscutibilmente universale: nessuno potrà mai e in nessun modo ripagare la propria madre per il dono della vita e per l’amore dato, il massimo che un figlio può fare è dimostrare di avere capito tutto questo.

You are appreciated”.

Durante la permanenza in carcere Tupac continua a sentirsi solo e ferito nel profondo. E qui viene alla luce una controversia che l’ha sempre caratterizzato. La profonda umanità e l’empatia necessaria per descrivere così tante situazioni complesse (come in Brenda’s got a baby o Keep your head up), si scontra con la durezza, la Thug Life, che lo vuol far apparire quasi incapace di esprimere le emozioni.

“Two childhood friends just died, I couldn’t cry, a damn shame, when will we ever change” 

“Due amici di infanzia sono morti, non riuscivo a piangere, una dannata vergogna, quando cambieremo tutti”

(It ain’t easy)

Non riuscire a piangere per la morte di due amici, ma sentire il profondo vuoto lasciato dal lutto allargarsi nello stomaco. E’ come se le pareti di quella cella si stringessero ogni giorno un po’ di più. Per fortuna o sfortuna, lo deciderete in seguito, compare un produttore della West Coast, tale Suge Knight, che in cambio di 1.3 milioni di dollari di cauzione riesce a farlo uscire di galera dopo 9 mesi. Per sdebitarsi Tupac si impegna a pubblicare i suoi prossimi tre album per l’etichetta discografica di sua proprietà: la Death Row.

Ma prima di uscire di galera ottiene il permesso di rilasciare un’intervista alla nota rivista Vibe. Qui accusa pubblicamente Notorious B.I.G. e Puff Daddy di essere i mandanti dell’imboscata di New York… la famigerata guerra tra East Coast e West Coast è ormai alle porte.

Grafica di Stefano Baldi.