“Rockstar”, recensione del nuovo album di Sfera Ebbasta

Sfera Ebbasta rockstar

Il successo e la fama in “Rockstar”, il nuovo album di Sfera Ebbasta.

Rockstar” sarà odiato da tantissimi ma amato da altrettanti.

Questo è un album monodimensionale, non è un prodotto stratificato e ricco di sfumature, ha una chiave di lettura molto facile: i rapper sono le nuove rockstar e io sono la più grande (parafrasando Kanye). I fatti dicono che è la verità, solo Ghali ha lo stesso impatto mediatico di Sfera Ebbasta in Italia ed entrambi sono i golden boy di Charlie Charles, vero demiurgo della scena.

Trentacinque minuti di ascolto circa, unidici tracce, due featuring nella versione italiana, Quavo e Drefgold, e sei nella versione internazionale, Rich The Kid, Tinie Tempah, Miami Yacine, Lary Over e i due citati in precedenza. Due versioni ufficiali, una italiana distribuita in copia fisica, una seconda apposta per l’estero fruibile solo con Spotify Premium.

Le esperienze cambiano le persone: il successo è un’esperienza.

Il disco d’esordio era stato per Sfera un’occasione per raccontare se stesso, le sue origini e il momento magico che stava iniziando a vivere. La storia di un bravo ragazzo in un brutto quartiere. “Rockstar” è il momento subito successivo, dopo il successo, dopo il tour italiano ed europeo, dopo le certificazioni d’oro e di platino, dopo le esperienze a Parigi in studio con Lacrim etc. Il ragazzo di Cinisello Balsamo ora è cresciuto, è una superstar internazionale riconosciuta e stimata in tutta Europa. Con questo disco raccoglie tutto ciò che ha seminato lo scorso anno, e ciò che ne emerge è la vita che quasi ogni persona vorrebbe vivere alla sua età. Donne, fama, viaggi, denaro, possibilità di fare ciò che più piace. Da niente a tutto.

“Sfera Ebbasta ha ucciso il rap, con la sprite e l’autotune
si lo so che un po’ ti scazza, perchè non l’hai fatto tu” 

Da un punto di vista contenutistico, “Rockstar” non si distanzia mai troppo da argomenti materialistici. D’altra parte se qualcuno si aspetta di trovare i massimi sistemi durante l’ascolto, forse ha sbagliato artista. Sfera è ormai proiettato verso un immaginario più americano che italiano, con tutti i pregi e i difetti che ciò comporta. Materialismo e ostentazione sono i leitmotiv del disco. In tal senso i featuring sono perfetti, in particolare quelli di Quavo, Drefgold e Rich the Kid. Senza voler scomodare nomi altisonanti facendo paragoni insensati, sembra di ascoltare un disco dei Migos più che di un italiano, vedi “XNX” e “Sciroppo“.

Se l’immaginario è di questo tipo, il tappeto sonoro non può essere da meno. I beat di Charlie Charles sono spesso allegri e felici, in linea con quanto cercano di trasmettere i testi. Il messaggio di Sfera è chiaro, altrettanto lo sono le produzioni che ampliano e potenziano tutte le immagini, riuscendo ad essere super pop ma anche molto ricercate. La qualità di Charlie Charles è innegabile, le sue produzioni sono abiti su misura cuciti addosso ad ogni canzone.

Questo disco, però, ha dei limiti. I suoi punti di forza sono le sue stesse debolezze: il suo essere così monodimensionale è sia un pregio che un difetto. Il messaggio passa diretto come uno schiaffo in faccia, d’altra parte la limitatezza di argomenti (per quanto servita sempre in modi diversi) alla lunga risulta stucchevole. L’apprezzamento o meno di questo disco dipenderà, ancor più che in altri casi, dal tipo di pubblico con cui si confronterà:

  • prima ipotesi, ascoltatore colto: abituato ad ascoltare tanto (t)rap americano, aggiornato sulle uscite, con una buona conoscenza anche dei dischi degli anni passati. Giudizio: un buon album, ricco di tante influenze, lo specchio di ciò che accade negli U.S.A. ma fatto in Italia, in modo competitivo. Non aggiunge niente a ciò che già c’è in giro, tuttavia ha dei featuring pazzeschi.
  • seconda ipotesi, ascoltatore medio: ragazzino che si è appena approcciato al rap o persona qualsiasi non appassionata di rap. Giudizio: incredibile, basi competitive, immaginario forte, chiaro e freschissimo. Buon flow e featuring da sogno. A volte ripetitivo ma talmente pieno di hit da superare ogni limite.

In sintesi “Rockstar” di Sfera Ebbasta è il classico lavoro che spaccherà il pubblico, simbolo di un rap che è sempre di più musica popolare e quindi di tutti. Detto ciò bisogna rendere merito al duo composto da Sfera e Charlie, hanno portato il rap Italiano nel mondo, hanno aperto porte e connessioni impensabili fino a qualche anno fa. Avere su un disco Italiano Quavo, Rich the Kid e Tinie Tempah è fuori da ogni logica; nessun hater può aprire bocca in tal senso. Piaccia o non piaccia. Una porta è stata aperta chi sarà in grado di attraversarla riuscirà a portare la propria musica a tutti e di questo bisogna dare a loro due atto.