Il viaggio al termine della notte di Nitro – Recensione di “No Comment”

Nitro

“No Comment” di Nitro ci mantiene alta la voglia di ascoltare rap italiano.

Louis Ferdinand Celinè è forse uno degli scrittori più influenti della cultura moderna, con la cui espressione ci riferiamo a tempi e luoghi nei quali era necessario partorire idee e pensieri differenti dalla cultura imposta tramite la propria conoscenza (e coscienza), al fine di provare a dare delle chiavi di letture inedite sull’essere umano e i suoi cambiamenti. Celinè ebbe la paradossale caratteristica di descrivere i tratti più cupi e nichilistici di questo, abbandonandone le flessioni più mondane e festaiole. Questa sua dedizione ha trovato spesso conforto nella notte, con la quale in ben più di un occasione ha condiviso pensieri e memorie. Perché la notte in fondo è uno stato d’animo, più o meno profondo, può esser riflessione, può essere solitudine ma può anche essere tratto distintivo. Nitro, sin dalla prima volta che ha messo un microfono in mano, ci ha sempre restituito questa atmosfera permeata più da ombre che di luci, da demoni più che da angeli, dall’impegno più che dall’intrattenimento.

Con “No Comment” Nitro decide di continuare a percorrere quel filo logico ed artistico iniziato ormai tanti anni fa con “Danger”. MTV Spit, format con il quale lo abbiamo conosciuto, è ormai solo un ricordo lontano nonostante il personaggio in questione sia un ’93, dato di fatto sorprendente se consideriamo che il buon Wilson ha già alle sue spalle un bagaglio esperienziale ed artistico proprio niente male. Oltre a sposare la causa Machete nel suono e nell’attitudine infatti, sin dall’inizio Nitro ha dichiarato apertamente quali fossero le sue intenzioni nell’utilizzo dello strumento musica: barre, cuore, dedizione ed un infinito rispetto verso ciò che lo ha formato musicalmente come testimoniano le citazioni ai Colle Der Fomento e ai Cor Veleno nel disco. Tre sono inoltre gli album targati Machete, numero perfetto che simboleggia anche l’evoluzione nel rapporto  che è avvenuto tra la sua scrittura – notoriamente sempre di alta qualità – e le sue riconosciute doti di MC, in grado di tenere sempre alta l’asticella dell’attenzione oltre che della qualità.

“Sono stato muto due anni per stare a sentire che avete da dire,
il solo risultato che ho avuto è capire che che ormai più nessuno vuol fare le rime”

Nitro non è un artista per tutti e di questo è fondamentale convincersene. A molti non sono mai piaciuti i continui riferimenti ad un immaginario hardcore ormai solido nella sua knowledge, come altri ancora hanno avuto da ridire in generale per quanto concerne il suo gusto estetico nel far rap. Quel che è certo è che Nitro ha tutti i meriti necessari per esser definito artista e “No Comment” ne è la dimostrazione. Se Nitro non vi piace c’è da farsene una ragione, son gusti, ma se avete bisogno di sapere che “il rap in Italia potrà dire ancora qualcosa” questo progetto fa per voi.

“Vi sento e penso “vabbè”, forse è meglio intervenire
Infatti non me la prendo con te
Me la prendo con chi te le scrive, devo intervenire”

Nitro ha imparato come affrontare sé stesso e gli altri e di questo ne risente forte la semantica utilizzata nei testi. Se prima questa poteva sembrar figlia di impulsi e sensazioni dalla difficile definizione per lo stesso artista,  ciò che adesso si evince da ogni barra è la convinzione e la necessità  di convergere verso argomenti e concetti ben architettati, importanti ed – a tratti – intimi.

Nitro è in overdose di confidenza nel distruggere stilemi e luoghi comuni del rap italiano in “Last Man Standing” e in “Infamity Show” , ossessionato quando dialoga con il suo demone interiore in “V!olence” e senza pudore quando ci racconta con estrema naturalezza un vissuto nel quale molti potranno immedesimarsi in “Ho Fatto Bene”, una delle tracce più belle del disco.

C’era un multi-traccia che restava a motivarci
Per guardarmi dritto in faccia e dirmi
Non sei come gli altri”

“No Comment” è tanta roba non solo dal punto di vista lirico e concettuale ma anche a livello strettamente tecnico. Tante sono le barre, gli incastri ed i flow utilizzati che attireranno parecchio la vostra attenzione.

Il diavolo sta negli specchi, fissa con ammirazione solo i prediletti
Mi guarda e ci vedo solo i miei difetti
Poi ribalto gli occhi epiletti
Passo troppe notti senza un happy ending”

È corretto sottolineare inoltre quanto questo disco sia tanto di Nitro quanto di Low Kidd che segue con sapienza la versatilità dell’artista vicentino cui cuce addosso produzioni di gran livello e subito riconoscibili dalla sua storica dedizione alle basse frequenze ed alle atmosfere aggressive ed incalzanti. Per completarne il quadro, Zef ha prodotto la traccia “Ho Fatto Bene”, Salmo ha prodotto “Buio Omega” e “Infamity Show”, il sempre più sorprendente Tha Supreme ha prodotto “Chairaggione”, mentre Denny The Cool ha co-prodotto con lo stesso Kidd “Horror Vacui”.

Man mano che scorre, “No Comment” cresce e vive di vita propria aumentando il livello di volta in volta. I featuring sono delle fermate che permettono di godere meglio l’intero paesaggio lirico nel quale Nitro ci trasporta. Salmo in particolar modo, così come Dani Faiv, Lazza (che ci confermano il loro talento) e MadMan (che ci alza invece a dismisura l’hype per il suo imminente disco “Back Home“) mantengono altissimo il livello.

Giungendo verso il termine di questo viaggio notturno nascono così le prime luci dell’alba, dei brani che si scrollano via di dosso la rabbia per far posto ad un sentimentalismo mai spicciolo o banale e che molti non devono confondere per delle forzature fatte giusto “per vendere”. San Junipero è un episodio culto della serie originale Netflix che non ha mancato di commuovere neanche il più apatico tra gli spettatori. Nitro ne reinterpreta bene la trama stravolgendola su sé stesso, con una doppia narrazione che ci racconta di come l’attuale partner abbia sovvertito radicalmente gli ordini del suo universo, apparentemente destinato ad un’esistenza buia e difficile. Il viaggio termina proprio dove tutto è iniziato, dove Nitro è diventato Wilson o Phil De Payne, nell’immaginario che a volte ha rischiato di etichettarlo in modo definitivo ma che lui non ha paura di ribadire in quanto punto di forza. “Horror Vacui” non è il classico brano strappalacrime quanto piuttosto una presa di coscienza vera e propria, una speranza, un cenno di quella che sarà la strada futura di un artista che, prima ancora di esserlo, è un ragazzo come tanti in grado di emozionare e di emozionarsi nonostante il suo unico desiderio sia quello di fuggire dalla propria apatia.

.. dal giorno in cui nacqui, dal primo ricordo fino ai fuochi fatui
Toccando il fondo io tacqui
Sapendo che il vuoto mi ha assolto
Anche se soffro d’horror vacui.”

Con “No Comment” Nitro ci ha fatto tornare una voglia matta di ascoltare rap italiano e lo ha fatto con un disco ben strutturato, vario ed intenso che lo colloca subito come tra le grandi conferme che questo 2018 ci porterà. La Machete invece, si conferma ancora una volta come uno dei team più professionali e preparati del settore, in grado di dare una programmazione ed un importanza al lavoro invidiabile. Serve altro per convincervi?