L’intervista di Jay-Z per il New York Times

Jay-Z

Continuiamo con l’analisi e la traduzione dettagliata delle parole di alcuni dei custodi dell’ Hip-Hop

Jay-Z è la rivoluzione dell’Hip Hop. Jay-Z è l’introduzione del business nell’Hip-Hop. Jay-Z è l’orgoglio e il simbolo dell’intera comunità afroamericana che risiede in America. Sin dai suoi esordi è sempre stato più di un semplice artista, vuoi per il suo carisma vuoi per i suoi obiettivi che mai venivano ridimensionati, bensì tendevano sempre oltre l’ambizione. Tendevano verso il potere, il rispetto, i soldi, lo stile. Praticamente un ventennio dopo possiamo tranquillamente affermare che Jay-Z ce l’ha fatta ed oggi, oltre ad essere uno degli artisti più prolifici di sempre ad ogni livello, è uno status symbol in grado di spostare gli equilibri del pensiero e della vita delle comunità afroamericane anche oltreoceano. Ne sono una testimonianza i suoi molteplici fondi benefici, il suo attivismo, ma soprattutto l’impero che dal nulla è riuscito a costruire.

Ultimo percorso di questo complesso puzzle in costruzione da tempo è stato il suo ultimo album “4:44”, che ha destato scalpore ed incredulità su più latitudini a causa della sua preferenza stilistica votata verso lo spoken words, tecnica poetica sulla quale comunque l’Hip Hop ha preso ispirazione sin dalle sue origini, ma soprattutto per il suo totale mettersi a nudo nelle tracce, sviscerando dettagliatamente ogni aspetto della sua vita privata e pubblica, del suo passato e del suo presente, dell’amore e del tradimento, del senso di appartenenza e di quello di frustrazione. Dopo aver lasciato parlare e teorizzare critici ed ascoltatori vari però, è da poco iniziato il suo tour americano, coinciso non a caso con svariate nomination ai Grammy Awards che testimoniano come anche questa volta abbia indelebilmente lasciato il segno.

Finalmente è arrivato il momento di raccontarsi e di raccontare questo nuovo Jay-Z che ha dimostrato di esser stato in grado di guardare avanti e di saper crescere, abbandonando clichè ed abitudini tipiche di chi vive della propria storia o del proprio essere al centro del mondo, tipico ma comune vizio di chi ha conquistato una grossa fetta di mondo ben oltre le proprie previsioni. O forse no. Questo racconto non poteva che avvenire con un giornale prestigioso come quello del New York Times, con un conduttore esperto e stimato come Dean Baquet, uno degli editori di punta del noto giornale americano.

BAQUET:  Innanzitutto benvenuto. Vorrei iniziare questa conversazione parlando della tua razza, quindi anche della tua musica che ritengo particolarmente intensa. Prendiamo ad esempio “The Story of  O.J”. Quando l’ascolto il messaggio che recepisco è qualcosa tipo: “Che tu sia ricco o che tu sia povero sei sempre un nero”. A chi ti stai rivolgendo? E chi dovrebbe prendere in parola questi tuoi versi?

JAY-Z:  E’ una canzone dalle molte sfumature quella, sai. È come se stessi specificamente parlando a noi stessi, su chi siamo e come manteniamo la nostra identità mentre guardiamo avanti e ci assumiamo le responsabilità riguardo le nostre azioni. Se costruissimo una base solida insieme ci sarebbe un dialogo maggiore rispetto a quello che avrei con me stesso mentre provo a cambiare l’America da solo. Se al mio fianco ci sono altre 40 milioni di persone la situazione avrà un peso differente, funziona così. Voglio effettivamente provare a cambiare le cose ed arrivare ovunque, anche a coloro che non riescono a cambiare il loro status in modo da fargli dire: “Non sono ricco, ma almeno sono come O.J.”. Per noi è necessario raggiungere quella consapevolezza e distaccarci un secondo dalla cultura imposta. Poi sai cosa succede? Una volta che sai chi sei sai anche come cambiare le cose.

BAQUET: È da ricordare che per quanto O.J  possa negarlo – per quanto fosse ricco – ha attirato l’attenzione su di sé per essere diventato soggetto del dibattito razziale in quanto uomo di colore, che lo accettasse o no.

JAY-Z: Assolutamente, dici bene. Ed è proprio per noi che uso questa metafora in modo da non fare dimenticare questo alle persone. Il traguardo non è essere ricchi o famosi. Il vero traguardo si raggiunge quando vivi la tua vita come Dio ha voluto per te. E tutti noi abbiamo il dovere di parlarne sino a quando saremo tutti uguali. Fino a quando saremo tutti uguali qui, in questo posto, quando saremo tutti liberi. Adesso non lo siamo e questo mi sembra evidente.

BAQUET: Grazie al tuo enorme successo i tuoi bambini stanno crescendo in un contesto totalmente diverso da quello in cui sei cresciuto tu. Come fai ad essere sicuro che quando saranno grandi riusciranno a capire il tuo mondo?

JAY-Z: Sicuramente questo è un equilibrio delicato da mantenere. Adesso educhi i tuoi bambini in base alle necessità e alle abitudini del mondo di oggi e al suo spazio, ma i miei bambini non hanno bisogno degli stessi strumenti che servivano a me per crescere. Avevo bisogno di alcune cose che a loro certamente oggi non servono. Stanno crescendo sicuramente in un ambiente diverso ma anche loro dovranno conoscere la loro storia. Devono conoscere la strada percorsa per arrivare fino a qui e devono rispettare il prossimo. Una delle cose che ritengo fondamentali è quella di insegnare il rispetto verso gli altri e verso la loro sofferenza, sapere che molta gente ha fatto grandi sacrifici per permetterci di essere quello che siamo oggi. Ecco, credo sia fondamentale mostrargli tutto ciò.

BAQUET: In quanto insegnerai loro la storia, e tu, in quanto figura importante per la comunità afroamericana in America, pensi che mancherà qualcosa nella loro formazione? Non so se pensi sia sciocco, ma credi che i privilegi di cui i tuoi figli godono li faranno approcciare in modo negativo al loro passato?

JAY-Z: Loro saranno chi sono destinati ad essere, ok? Ed è quello che un po’ tutti speriamo per i nostri bambini. Correttezza, compassione, empatia ed un cuore generoso credo siano fondamentali nel processo di crescita di un bambino e credo che possano essere insegnati in ogni tipo di ambiente. È importante la considerazione che la gente ha di sé stessa, non importa chi sei, qual è il tuo posto nel mondo, non importa se sei qualcuno o se sei cool, così come non importa se gli altri diranno che sei inferiore a loro. Io non posso comprare l’amore, non posso mostrartelo. Però posso dimostrarti il mio affetto e posso anche esprimerlo, ma non posso metterlo nelle tue mani. Non posso instaurare in te la compassione. Non posso mostrartela. Le cose più belle nella vita sono quelle invisibili ed è ciò che più conta.

BAQUET: Per me che sono un uomo di colore di una certa età, quando ero ragazzo O.J. era come un Dio. Ho 61 anni adesso quindi parliamo di molto tempo fa.  Pensi che uomini di colore e bianchi, giovani e adulti, recepiscano cose differenti dalla tua musica? Io ho sentito determinate cose in quel brano che magari tu non hai sentito perché apparteniamo a generazioni differenti. Cosa vorresti che un ragazzino bianco sentisse in questa canzone che magari un ragazzino di colore non poteva sentire?

JAY-Z:  Questa è una bella domanda. Io penso che quando crei musica, vuoi che la gente ne percepisca le diverse sfumature così da poterne discutere da più prospettive. Questo è il modo in cui ci capiamo reciprocamente: “Oh, quindi tu provi ciò che hai scritto, ti senti in quel modo” e io rispondo che è quello che effettivamente penso, perché è successo e perché le cose di cui parlo mi sono accadute davvero. Sta a me quindi specificare cosa dico e di conseguenza prendermene le responsabilità.

BAQUET: Come hai reagito quando a causa di una tua barra riguardo agli ebrei ed alla loro ricchezza (Jay-Z afferma di come gli ebrei possiedano la maggior parte delle proprietà in America, ndr) molta gente ha dato di matto? Come ti sei sentito al riguardo?

*Al riguardo un rappresentante della lega anti-diffamazione disse a Rolling Stone che quella barra risultava gratuitamente anti semitica poiché stereotipo riguardo agli Ebrei ed ai soldi.

JAY-Z:  Secondo me c’è stata troppa iper-critica al riguardo. Semplicemente perché la canzone parla del fatto che se vuoi diventare ricco è necessario che tu faccia ciò che altra gente ha fatto per diventarlo. Ovviamente è un discorso molto generico così come il video stesso del brano. E se non hai qualche problema in particolare, nel visual parlo della mia gente, ed è la stessa che mangia angurie e cose simili, come racconto con delle caricature animate. Se quel passaggio nel brano andava bene mentre quell’altro ti ha infastidito significa che sei iper-critico con te stesso in fondo. Praticamente, io stavo dicendo che Michael Jordan e LeBron James sono dei grandi giocatori di basket perché entrambi si allenavano durante e dopo la stagione. Quindi, se vuoi diventare un grande devi allenarti costantemente, anche fuori stagione come loro hanno fatto.  È un dato di fatto. Non puoi perdere di vista il contesto del brano. A meno che tu non abbia 5 anni o qualcosa del genere.

BAQUET:  Alcuni pensano che l’elezione di Donald Trump abbia fatto risorgere il concetto di razzismo in America. Altri pensano invece che questo ci sia sempre stato. Al riguardo, i punti di vista sono molto differenti e la gente ultimamente si sta interessando parecchio. Qual è la tua opinione?

JAY-Z: C’è una bellissima barra in una delle canzoni di Kanye West che dice: “Il razzismo è sempre esistito, ma loro vogliono nascondercelo” (“Never let me down”, “The College Dropout“). Ma facciamo un passo indietro. Io penso che quando Donald Sterling ( x proprietario dei Los Angeles Clippers bannato a vita dalla NBA per commenti razzisti) è stato cacciato sono entrato quasi in contraddizione questa scelta perché quando cacci qualcuno significa che ha fatto qualcosa di sbagliato,  giusto?  Così facendo inviti la gente a nascondersi. Le persone in realtà parlano in quel modo, parlano di noi così, e bisogna esserne consapevoli.  Non vorrei che restasse un caso isolato. Dovrebbe avere una sorte di penalizzazione, ad esempio potrebbe perdere qualche slot nel draft. Sbarazzarsi di lui significherebbe oscurare queste verità in modo che non potremo mai avere un dialogo al riguardo. La grande cosa di Donald Trump presidente è che adesso lo abbiamo costretto ad un dialogo. Finalmente stiamo avendo dibattiti su larga scala e (Trump, ndr) sta facendo in modo di trovare delle piattaforme adatte per promuovere il nostro dialogo.

BAQUET:  Quindi credi che questo sia un passo avanti? Aprire una discussione al riguardo?

JAY-Z: Assolutamente sì. Finalmente sta succedendo.

BAQUET:  Quindi pensi che il tema del razzismo in America si stia sviluppando nel modo giusto?

JAY-Z: Beh, è ovvio che nel modo ideale significherebbe un presidente che dice: “Sono totalmente aperto al dialogo e focalizzato su questo”. Ma questo è già un passo avanti considerando che non c’è mai stata soluzione da quando il problema esiste: quindi sì, è un ottimo modo di affrontare il problema. Mettiamo il caso che io abbia un tumore, e non lo sapessi, questo non significa che scomparirà, prima devo diagnosticarlo, non importa come. Così come quando prendo un colpo giocando a football e sento di avere qualcosa, devo andare dal dottore. E questo è già successo. (ride, ndr)

BAQUET:  Visto che hai parlato di Football. Se tu fossi stato un presidente avresti mai fatto firmare Colin Kaepernick con la tua squadra?

*Kaepernick è il quarterback dei 49ers San Francisco, attivista politico, si è più volte dichiarato contrario all’ineguaglianza ed al trattamento che il presidente Bush ai tempi ha riservato ai neri, abbandonandoli al loro destino.

JAY-Z: Certamente. Gli ho dedicato anche “The Story of OJ” ad un concerto.

BAQUET: Lo hai mai incontrato?

JAY-Z: Non di presenza ma abbiamo avuto diverse conversazioni telefoniche.

BAQUET: Pensi che se non avesse fatto quello che ha fatto avrebbe comunque firmato per qualche squadra?

JAY Z: Certamente!

BAQUET: Credi che il basket sia più politicizzato del football?

JAY-Z:  Sì credo di sì. Intanto perché una squadra nel basket è composta da 12 giocatori che è più probabile che formino un pensiero comune al contrario dei 53 in una squadra di football. È molto più semplice instaurare un rapporto o una conversazione. Inoltre la NBA ha un grande responsabile dietro che ha una mentalità molto aperta al dialogo ed all’empatia.  Quando hai qualcuno che crede veramente in cosa è giusto fare sei motivato a farlo anche tu e credo che questi due fattori siano determinanti.

BAQUET: Ci sono delle occasioni, anche adesso che sei ricco, famoso ed affermato di trovare ostacoli a causa del colore della tua pelle?

JAY-Z: Sì certo. Ma spesso queste cose succedono quando stai provando a sfidare il tuo status quo. Se sono calmo e rilassato tutti sono gentili nei miei confronti. Ah… ed è grandioso, amico. Non lo senti più il razzismo. Ma quando provi a sfidare i piani alti della società  come a dire: “Forse dovremmo sedere a questo tavolo”, si arriva ad un momento in cui ti rendi conto che loro sono arrabbiati con te per delle cose che loro stessi fanno. Sono meccanismi particolari.

BAQUET:  Ti capita oggi, nella tua vita da business man, di essere ancora l’unico uomo di colore a sedersi nella stanza?

JAY-Z:  Beh sì, quando ho acquisito parte dei Nets ero di sicuro l’unico negro nella stanza.

BAQUET:  Descrivimi la situazione!

JAY-Z:  Era molto.. strano, ma allo stesso tempo pensavo che la mia fama mi avrebbe permesso di avere una sicurezza che nessun altro avrebbe avuto in quanto unico nero nella stanza.

Jay Z Nets

BAQUET: “4:44” suona nelle mie orecchie come una sessione di terapia. Sei mai stato in terapia?

JAY-Z:  Certo che sì!

BAQUET: Come hai trovato uno psicologo? Dalla rubrica del telefono non credo proprio!

JAY-Z: No (ride, ndr), grazie ad alcuni amici, che inoltre ne hanno passato tante e ne sono usciti più forti.

BAQUET: Come è stato essere in terapia? Di cosa parlavi? Di come non sei mai riuscito a conoscere te stesso o qualcos’altro?

JAY-Z:  È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere molto. Io penso che la cosa più importante che ho imparato è che ogni cosa è connessa a qualcos’altra, tutte le emozioni sono collegate tra loro e vengono tutte da qualche parte. Basta semplicemente esserne consapevoli.  Se diventi consapevole di questo in ogni giorno della tua vita e in tutto quello che fai sarai sempre in vantaggio. Bisogna sapere ad esempio che quando qualcuno è razzista con te non lo è con te in quanto individuo ma dipende tutto dall’educazione che ha ricevuto e dalle cose che gli sono capitate nella vita e questo è un punto di vista da privilegiare. Capisci, se ad esempio tu da piccolo sei stato bullizzato da grande proverai a bullizzare anche me. Una volta capito come funziona, invece di reagire con rabbia, bisognerebbe provare la pista del dialogo e chiedere all’altro se va tutto bene nella sua vita. Sto solo dicendo che la maggior parte degli scontri che accadono vicino a noi partono tutte da un “Cosa guardi? Perché mi stai guardando? ” ed è così che realizzi “Tu pensi questo ma sei nel tuo mondo, nel quale stai male, e quindi pensi che io lo possa vedere questo male e non vuoi che io ti guardi”.

BAQUET: Perché pensi che guardandoti vedrei il tuo dolore?

JAY-Z:  Tu non vuoi che io veda il tuo dolore… Quindi il rancore di quella persona andrà ad alimentare la sua voglia di combattermi o addirittura di uccidermi per il solo fatto di averlo guardato dentro. Devi capire che sapere questo ed accettarlo cambia completamente la tua vita.

BAQUET: È stato un pensiero che è venuto fuori dalla terapia?

JAY-Z:  Sì, per Dio. Quando ho capito che chiunque sin da quando è ragazzo vive queste situazioni… chiunque vive nel dolore. Poi passi alla modalità “sopravvivenza”. E sai cosa succede quando sopravvivi e non vivi? Annulli ogni tipo di emozione. Questo cambiamento ad esempio ti renderà impossibile poterti aprire con una donna.

BAQUET:  Non puoi aprirti con lei perché sei in conflitto con te stesso?

JAY-Z:  Sì. È nel mio caso è stata una situazione molto difficile. Perché poi tutto quello che succede, succede per questo.., come l’infedeltà.

BAQUET: Hai messo completamente a nudo la tua anima. Non soltanto in quest’album. Si può notare proprio un evoluzione della tua persona all’interno della tua musica.  Parte di me potrebbe anche immedesimarsi: “Oh mio Dio, sta parlando del mio matrimonio, di mia madre, del mio passato“. Parte di me potrebbe addirittura sentire che queste cose potrebbero farmi impazzire. Hai ceduto alla tua fragilità o il cuore della tua arte è proprio quello di sapere raccontarla?

JAY-Z: La mia musica è tutto ciò che sono, e l’ho fatto sin dall’inizio della mia carriera. Due cose sono importanti: la prima è che nessuno conosce la persona che sta dietro al personaggio; aecondo, la mia musica non ha un background che nasce in un ambiente consapevole e maturo.  E non ti nascondo che per me è molto difficile risentire i pezzi vecchi ed è molto… strano, cantarli sul palco. Sicuramente sento che è stato molto importante ciò che ho fatto e sono molto fiero dell’effetto che la mia musica ha avuto sulle persone. Così come in studio, dove ci capita di conversare per ore dopo aver registrato un brano. Ho imparato molto dalla gente che mi circonda, dai miei amici, ho conosciuto cose di loro che non ho mai saputo in 20 anni di rapporto grazie ad una sola canzone. Ho capito che con la mia musica potrei avere delle responsabilità che vanno oltre me stesso. Ed è la responsabilità che un artista deve saper sopportare.

BAQUET: Probabilmente comunque non è stato così semplice riuscire a scrivere quello che provi. Non è semplicemente “Ok, ora scrivo un album che parla di me, di mia moglie e del nostro dolore” oppure “Ora faccio un album che parli dell’amore verso la mia arte”.

JAY-Z:  Esatto, è qualcosa difficile da spiegare. Io penso di aver tirato fuori il meglio di me, ma non potrò mai saperlo veramente perché a molta gente piace semplicemente essere intrattenuta. Prendiamo ad esempio Obama. Non potresti pensare che dopo l’eleganza con la quale è salito sul palco ed ha attirato l’attenzione della gente oggi potrebbe non esistere. Invece è così.

BAQUET: Hai avuto qualche ripensamento su Obama? Molta gente pensa che le sue aspettative come primo presidente nero erano elevatissime, che avrebbe dovuto eliminare il razzismo e sistemare tutto il resto. Pensi che sia ingiusto tutto questo? Lui ha soddisfatto le tue aspettative?

JAY-Z: Sì, secondo me ha fatto tutto il meglio che poteva. Non è un supereroe. Così come è scorretto caricarlo di aspettative per il solo fatto di essere di colore. Anzi dovrebbe essere l’opposto. È stato qui 8 anni e ha rimediato ha molti degli errori che i presidenti prima di lui hanno fatto.

Jay Z Obama

BAQUET: Pensi che la sua leadership abbia focalizzato l’attenzione sui temi di cui ti preoccupi?  A chi puoi pensare di dire: “Questo uomo o donna parla delle stesse cose a cui tengo io”?

JAY-Z: Sembra una battuta, ma direi Dave Chapelle.

BAQUET: Voteresti per lui come Presidente?

JAY-Z:  Sicuro! Ti parla con l’umorismo giusto per creare un’empatia ma spesso lo fa dicendo cose vere.

BAQUET:  C’è una piccola parte di te che, adesso che sei molto ricco, è diventata un po’ conservatrice oppure il successo non ti ha fatto cambiare idea a livello politico?

JAY-Z:  No, no. Io ho molta fiducia nelle persone e desidero il meglio per ognuno di loro, proprio per questo non farei mai una cosa del tipo… votare i Repubblicani per salvare il denaro. Diventare ricchi non è un traguardo ma lo è diventarlo rimanendo quello che sei. Non dimenticare è importante. E poi diventare ricchi senza le altre persone diverrebbe noioso. Non poter condividere niente con nessuno, cosa faresti in fondo se fossi ricco ma fossi anche l’unica persona sul pianeta? (Ride, nrd)

BAQUET: Quando ho ascoltato l’ultimo album, ed ho ripensato ai precedenti, uno dei temi che mi ha colpito di più è stato una sorta di raggiungimento della terra promessa. Ora che hai acquisito non solo denaro ma anche prestigio la tua vita dovrebbe essere fantastica. Ma quando senti l’album pensi: “Deve esserci molto dolore quando la vita va a gonfie vele”! E’ vero?

JAY-Z:  Assolutamente. Non a caso ho fatto in passato una canzone che si chiama “Song Cry”. L’idea del ritornello “Tu non mi vedi quando chiudo gli occhi, ma sto facendo una canzone triste” dà proprio l’idea di quello che provavo. Come se mi stessi nascondendo.  La cosa più difficile che un uomo può fare è quella di piangere, mostrare le proprie emozioni ed essere vulnerabili davanti al mondo intero. Questo significa esser forti. Sai a volte potresti sentirti come se fossi benedetto ma non è così, è una menzogna.

BAQUET: Cosa ha significato per te essere triste in quel periodo e non avere modo di affrontarlo?

JAY-Z:  Devi saper ben scindere le cose, così puoi sentire te stesso dentro il tuo corpo e provare ad esser felice. Ma alla base di tutto questo deve esserci qualcos’altro che vada per il verso giusto.

BAQUET: Come la famiglia. Una delle immagini più profonde del tuo album è quando dici di aver rischiato più volte di veder naufragare il tuo matrimonio e di cosa avrebbe significato vedere un altro uomo giocare a football con il tuo bambino. Parlandoci così tanto della tua vita nella tua musica sei riuscito ad andare oltre queste cose che racconti? Ci hai parlato di come sia stato difficile crescere in un ambiente come quello in cui sei cresciuto, di tuo padre che è andato via presto, delle difficoltà del tuo matrimonio e di esser andato in terapia: c’è qualcuna di queste cose delle quali non avresti voluto parlare?

JAY-Z:  Sì e molto di ciò succede quando sono coinvolte le altre persone, perché potresti anche esser pronto a parlare di determinate cose ma racconti verità che appartengono anche ad altri. Un esempio è quello di mia madre. Prima non avrei avuto il permesso per scrivere questa canzone ma poi avuto una bellissima conversazione con lei al riguardo.

BAQUET: Quando hai scoperto che tua mamma era omosessuale? Ne avete mai parlato in passato?

JAY-Z: Beh, a dire il vero molto presto, quando ero ragazzo. Non ne abbiamo mai parlato, sapevamo semplicemente che era così. Questo era quello che chiunque sapeva. Ma non ne abbiamo mai parlato fino a quando abbiamo iniziato ad avere delle bellissime conversazioni ed abbiamo così iniziato a conoscerci veramente l’un l’altro. In realtà siamo sempre stati buoni amici ma mai i migliori. Sai, è per questo che parlavamo come se fossimo conoscenti. Solo dopo avermi confessato il suo amore lei è potuta essere sé stessa nei miei confronti, non ha mai avuto bisogno di nascondersi o di imbarazzarsi davanti ai suoi bambini. Così ha potuto vivere pienamente la sua vita rimanendo sé stessa.

BAQUET: Questo può diventare un problema a lungo andare? Sai bene che per molti ragazzi la tua musica è una sorta di guida che li introduce alla vita difficile di cui parli e nella quale molti si trovano.  Se quello era il primo capitolo di questa tua autobiografia e il secondo è qualcosa tipo – sto semplificando-  “Adesso che sono ricco lascia che ti dica cosa fare per diventare così”-  e quindi il terzo capitolo sarà qualcosa come “Oh Dio, sto viaggiando dentro me verso il mio passato”.. Come sarà il quarto capitolo di questa autobiografia?

JAY-Z: Ti correggo. Il terzo capitolo è “Mio dio, ho capito che le cose più belle della vita non sono cose”. Le cose più belle stanno dentro di noi. Le cose più belle sono le amicizie che abbiamo. Ho delle amicizie d’oro. La compassione e la persona che sono diventato col tempo sarebbero i temi del terzo capitolo. Ed aggiungerei le conversazioni con mia madre. Tutte queste esperienze mi hanno arricchito.

BAQUET: Pensi che vivrai esperienze simili in futuro? Credi che continuerai ad avere sempre materiale per scrivere? Oppure semplicemente ancora non lo sai.

JAY-Z: Io penso che il rap in particolare sia una sorta di palestra per i giovani nel trovare il coraggio di uscire dal loro ambiente sicuro. Il rap è il dono di scoprire cose nuove. In particolar modo quando questo è fresco ed innovativo, quando esce fuori la più bella canzone di sempre. Ed io penso di aver spianato la strada a tutto questo.

BAQUET: E tu pensi di avere ancora quel tipo di dono?

JAY-Z:  Io ho costruito quel tipo di strada e l’ho percorsa per parecchio tempo. Ma non credo ancora che la gente guardi a me come “La Cosa” per eccellenza.

BAQUET:  E tu sei sceso a compromessi con questa consapevolezza o ti senti in pace con te stesso essendone uno dei pionieri?

JAY-Z:  No, perché alla fine, ogni giorno, troviamo tanta roba che spacca ma la difficoltà sta nel trovare qualcosa che sia reale, che parli della verità. La gente crede che spaccare sia l’unica condizione ma non è così, spesso è soltanto moda. Mi spiego.. Cosa preferiresti essere tu, una moda o un Ralph Lauren, quindi qualcosa di passeggero o qualcosa che rimane nel tempo? Io sono come la Monnalisa, qualcosa che ha un valore immutabile nel tempo. Io suonerò per sempre. E la mia figura verrà identificata con la verità e non come il più giovane, o la cosa più cool o più hot del momento.

Jay Z Monnalisa

BAQUET: Una delle cose di cui parli spesso nella tua musica è il dolore che hai provocato alle persone a cui hai venduto la droga. Hai mai avuto modo di conversare con ragazzi più giovani che stanno vivendo la tua stessa identica situazione? Se no, cosa vorresti dire loro se potessi?

JAY-Z: No, non l’ho mai fatto. Mi piacerebbe dire loro che niente è impossibile. So bene che un discorso simile potrebbe spostare gli equilibri a causa del ruolo che occupo nel rap game e non solo. Quello che so è che non puoi sacrificare la tua vita per gli altri, perché c’è sempre un prezzo da pagare. Quando raggiungi un certo livello di consapevolezza i punti di vista cambiano rapidamente ed è necessario che ognuno lo sappia.

BAQUET:  Secondo te gli artisti di colore hanno più responsabilità rispetto a quelli bianchi? Nel tuo caso, pensi che potresti esser ascoltato in un modo diverso se fossi un bianco?

JAY-Z: Ovviamente, per il semplice fatto che io ho una responsabilità molto grande sull’intera comunità afroamericana, tornando ai discorsi che abbiamo fatto su “The Story of O.J”. Non solo io, ma tutti quanti noi, io in particolare dal momento in cui me lo stai chiedendo. È capitato spesso che la gente mi dicesse “stai parlando come un bianco”.  Ma cosa significa? Etichettare delle parole? L’intelligenza non si quantifica in base al colore della pelle. E sono sicuro che anche a te è capitato spesso durante la tua vita.

BAQUET: Hai ragione.

JAY-Z:  Io non parlo come un bianco. Io parlo come sono abituato a fare. Va bene, sicuramente ho l’obbligo di discutere e di ricordare la nostra situazione all’interno dell’America. La nostra maturità emotiva, portarla avanti, e a volte è umiliante, è come esser stati condannati dalla vita stessa. E credo che la stessa cosa sia accaduta anche ai poeti di molto tempo fa. Come se dovessero esternare le loro emozioni e scrivere le canzoni soltanto per gli altri piuttosto che per sé stessi.

BAQUET:  Pensi che ci siano degli artisti di colore, e non voglio chiederti il nome se tu non vuoi dirlo, che non abbiano assolto in modo forzato ai doveri di instaurare un dialogo sul razzismo? E pensi che in questo momento siano necessari personaggi simili?

JAY-Z: Beh, O.J ne è un esempio. È uno di quei personaggi nel quale chiunque poteva identificarsi. Ci sono molte cose impossibili da difendere e che col tempo poi vengono fuori.

BAQUET: Cosa vorresti dire ad O.J. se potessi?

JAY-Z:  Non so, probabilmente gli direi che mi dispiace per ciò che gli è successo. Sai, le persone sono quello che affrontano nella vita e sono sicuro che lui abbia vissuto parecchi traumi. Penso che inizierei con questo tema una conversazione con lui.

BAQUET: Non so se hai visto il documentario su di lui, secondo me la sua storia potrebbe avere due interpretazioni. Intanto bisogna di ricordare sempre le proprie radici, in questo caso quelle di essere una persona di colore. E da ciò si sviluppano due messaggi, uno positivo ed uno negativo. Quello positivo è: “Sei un negro e devi andarne fiero”. Quello negativo è:  “Chi vuoi prendere in giro? Non scapperai da quello che sei solo perché giochi a golf o perché hai un club privato”.  Quale messaggio pensi che passi con più prepotenza?

JAY-Z: Credo entrambi. Significa esser orgogliosi di star guardando insieme verso la stessa direzione. Non guardare altrove. Non puoi cambiare il posto dal quale vieni, quello che sei. Vieni da una comunità specifica. Il tuo lavoro è esaltarla, adesso.

BAQUET:  Passiamo al gossip. Parliamo di Kanye West e della vostra relazione, della quale hai anche un po’ parlato nel tuo album. Quando avete parlato per l’ultima volta?

JAY-Z: C’ho parlato pochi giorni fa, giusto per dirgli che è mio fratello. Voglio molto bene a Kanye nonostante la nostra sia una relazione complicata.

BAQUET: Perché è complicato?

JAY-Z: Beh, sai… Kanye è diventato mio socio nella mia etichetta. Io l’ho sempre considerato un fratello maggiore ed entrambi siamo dei personaggi pubblici. C’è sempre una piccola competizione dietro, anche con il tuo fratello maggiore. Entrambi amiamo e rispettiamo l’arte allo stesso modo ed è normale che ognuno voglia diventare il migliore al mondo nel suo campo. Capisci cosa intendo? Ed è ovvio che a loro volta ci sono molti fattori importanti da considerare. Ma nonostante tutto siamo ancora in buoni rapporti.

BAQUET: Ma c’è tensione tra di voi adesso?

JAY-Z: Beh, sì. Ma sono cose che succedono. Capita nelle relazioni di lunga data, siamo adulti ormai e tra circa sei mesi ci rideremo su. È normale avere delle divergenze in una relazione dove condividi tutto per così tanto tempo e l’unico modo per risolverle è quello di prendersi un po’ di tempo e parlarne: “Guarda, ci sono stati episodi che non mi sono andati a genio. Cose inaccettabili per me. Questo è il mio punto di vista“. Sono certo che al momento capirà che certe cose che ho fatto le ho fatte per il suo bene.  Sai, non sono un uomo perfetto ma neanche così testardo.

BAQUET: Anche lui è cresciuto col tempo?

JAY-Z: Certo. Lui ha avuto una grandissima evoluzione. Anzi, penso che lui abbia iniziato da una posizione più scomoda rispetto a quella mia. Io non so se nei suoi panni avrei raggiunto gli stessi livelli , non so se sarei sopravvissuto ai miei istinti. Io sono qui perché sono cresciuto in modo diverso e sono riuscito ad andare oltre. Il mio primo album è uscito quando avevo 26 anni, è per questo che sono un artista diverso. Molti escono con il loro primo album quando hanno 18 o 19 anni ed è normale che gli argomenti trattati sono quello che sono. A meno che non sei Nas e quindi lui era proprio avanti per l’album che ha scritto. Ma Kanye si trovava in una situazione ancora più difficile, ha fatto parecchi errori per provare ad aiutare gli altri ed io questo lo tengo in considerazione. Sono successe delle cose che per me è stato impossibile accettare, ma anche se ne stiamo parlando adesso io provo un grande affetto nei suoi confronti.

BAQUET: Sto provando ad immaginare la scena di te e Beyoncè che parlate di come raccontare la vostra situazione all’interno dell’album. Credo sia difficile dire semplicemente: “Parlerò dei problemi del nostro matrimonio nell’album. Parlerò di come stavamo per perdere tutto”. E lei ti dice: “Ti parlerò del mio dolore e della mia rabbia nei tuoi confronti”. Come sono andate le cose?

JAY-Z: Beh, effettivamente non è andata così. Abbiamo usato al nostra arte per guardarci dentro entrambi e di conseguenza abbiamo iniziato a lavorare sulla musica insieme.  La musica che lei stava facendo quando ho iniziato a scrivere l’album andava oltre certi argomenti. Così ha deciso di lavorare insieme ad un progetto che fosse l’opposto all’album più tranquillo al quale stava lavorando.  Abbiamo fatto tanta musica insieme e questo è ciò che ne è venuto fuori.  Non c’è mai stato un momento nel quale le ho detto di star facendo un album così impegnativo, semplicemente eravamo d’accordo sin dal principio.

BAQUET: E quali sono state le tue e le sue reazioni? Deve avervi causato un po’ di problemi tutto ciò.

JAY-Z: Ovviamente. Non è stato affatto semplice. È stato come se ci fosse un uragano e noi ci stavamo proprio lì in mezzo. Abbiamo deciso di entrare nell’occhio del ciclone. Ovviamente, spero che nessuno se la prenda se utilizzo questa metafora. (Per via dell’uragano Maria che si è abbattuto su Porto Rico qualche settimana prima dell’intervista, ndr). Il miglior modo per capire il dolore è entrarci dentro.

BAQUET: Wow.

JAY-Z: Abbiamo avuto molte conversazioni al riguardo e non è stato facile. Io sono veramente orgoglioso della sua musica così come lei lo è della mia. Abbiamo sempre messo al primo posto il grande rispetto che nutriamo l’uno per l’altra. Penso che lei sia una persona meravigliosa.  Sai, molta gente va avanti per la sua strada, si dividono le colpe e affermano che la gente non può sapere cosa succede davvero in una relazione.  Io penso che la cosa più difficile sia avere il coraggio di vedere il dolore che hai causato nel viso di una persona ed ammetterlo a te stesso. Credo che molta gente non faccia ciò che andrebbe fatto. E quindi voltano le spalle, rifiutano di guardare dentro sé stessi continuando sulla loro strada.

È affascinante poter avere la possibilità di entrare dentro la mente e dentro la vita di un uomo come Jay-Z che ha fatto della sua ambizione e del suo status una risorsa per ritagliarsi un’importante fetta di questo mondo che, spesso, sbarra la strada alle diversità ed alle minoranze, come la storia della comunità afroamericana ben racconta. Così come è interessante poter constatare come la vita di chi ha raggiunto traguardi importanti non è detto che sia tutta rose e fiori ma, piuttosto, figlia di contraddizioni e scelte importanti.

E voi? Cosa ne pensate delle parole di Jay-Z?

Fonte: The New York Times.