Pantani vive!

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Pantani: un mito tutto italiano, rivisto attraverso l’universo di Ketama126

Questa è la definizione generica della parola “Mito”, tratto dal dizionario Treccani:

“Idealizzazione di un evento o personaggio storico che assume, nella coscienza dei posteri o anche dei contemporanei, carattere e proporzione quasi leggendari, esercitando un forte potere di attrazione sulla fantasia e sul sentimento di un popolo o di un’età oppure, più recentemente, di personaggi dello spettacolo o dello sport che, per la grande popolarità raggiunta, siano diventati degli idoli per le folle.”

Nella creazione del mito, il sentimento di idealizzazione eleva un personaggio, riconosciuto per qualità uniche, ad un livello superiore rispetto a quello di semplice essere umano. Tale operazione consente di innalzare la persona oggetto di tale privilegio, spostandolo dal semplice piano dell’ordinarietà a quello straordinarietà.

Nell’immaginario collettivo sportivo Italiano, ci sono personaggi iconici che sono diventati tali per motivi extrasportivi, esempio eclatante di tutto ciò è Maradona, idolo di Napoli, tanto unico in campo quanto folle nella sua vita privata; uscendo dal calcio, un altro esempio, è quello di Marco Pantani, conosciuto anche come “il pirata” divenuto leggenda per la doppietta Giro d’Italia e Tour de France nel 1998. Morto in circostanze che tutt’ora sono oggetto di speculazione (la cassazione ha teoricamente chiuso la questione in questi giorni), Pantani è stato elevato dai suoi fan in primis ma poi anche dalla stampa alla condizione sopracitata. Le congetture e i dubbi sulla morte non hanno fatto altro che potenziarne l’immagine agli occhi del grande pubblico, anche ai non appassionati di ciclismo che comunque hanno ben chiaro chi sia il personaggio.

Non sorprende che quindi Ketama126 in “Oh Madonna” gli abbia dedicato un intero brano. Il rapper romano decide di appropriarsi degli elementi iconici della vita del defunto ciclista, per creare una sovrapposizione tra la sua esperienza personale e quella del celebre atleta.

Far coincidere la propria esperienza di vita con quella di un personaggio del genere, vuol dire creare una tensione verso la condizione di straordinarietà sopra descritta, diventando quindi egli stesso il mito che tenta di descrivere. Questa operazione tuttavia, sposta l’immagine del pirata da quello dell’atleta a quella del cantante che diventa quasi una rockstar (nel senso più banale del termine, quello del club dei 27). Gli elementi di vicinanza che emergono durante l’ascolto, servono a potenziare l’immagine di Ketama 126 che si rafforza senza aver bisogno di fare sfoggio di ricchezza o gioielli (seguendo gli stilemi classici del rap), ma entrando nell’immaginario collettivo.

Da un punto di vista visivo, la prima cosa su cui si può giocare il parallelo è la famosa maglia rosa (assegnata di default a chi è in testa al giro d’Italia). In un momento come quello attuale, in cui la figura del rapper viene sempre più privata della sua estetica da macho, tipica del gangsta rap per spostarsi verso un’apparenza ai limiti del queer, indossare una maglia rosa ha una valenza forte perché posiziona ideologicamente Ketama nel solco di questa new wave, ma non solo perché nell’ottica della similitudine che sta creando, lo colloca come il primo classificato e quindi come il migliore.

Il secondo elemento, che forse è anche il più significativo, su cui si muove la canzone è il problema della droga. Pagine intere sono state dedicate alla morte per overdose di Pantani: chi dice sia stato omicidio, chi una semplice overdose di un tossico depresso, sta di fatto che questa fine così simile per certi versi a quella di tante rockstar lo ha reso immortale agli occhi dei fan e del grande pubblico. L’argomento droga è uno dei cliché più tipici per quanto riguarda la trap ma più in generale il rap, la differenza la fa il modo in cui il cliché viene affrontato e Ketama lascia da parte l’esaltazione e lo sballo, per concentrarsi sulla sua dimensione più deleteria e nociva.

“Vogliono farmi fuori, Pensano sia un drogato
Passione e sacrificio (skrt) Marco Pantani”

“Cado mi rialzo e ritorno più forte più forte di prima
Spero non sballi il livello dell’emoglobina”

Ciò che emerge da queste barre è difatti la voglia di riemergere da parte dell’artista che, identificatosi completamente nel campione del ciclismo, riemerge dalle proprie sconfitte più forte di prima e desideroso di ripartire, a dispetto di coloro che lo vorrebbero far perdere, come canta anche in “Piccolo Kety”. I problemi con la droga del ciclista, diventano quindi una nuova occasione per parlare di se e della propria vita, ma successivamente per aumentare il proprio ego nella speranza di morire da leggenda come il proprio idolo.

Il meccanismo di auto celebrazione è sottile ma presente in tutto il testo che non è solo omaggio ad un mito dello sport, ma anche un occasione per elevarsi a campione rispetto al panorama che lo circonda. Nelle difficoltà, che nel ciclismo vengono rappresentate dalle salite, il numero uno si esalta e riesce a superare tutte le sfide, ecco perché Ketama dice: “Vado forte in salita / inseguito dalla sfiga”. Passo a passo, pedalata dopo pedalata, l’obbiettivo è sempre quello di raggiungere la vetta e quindi il successo e i soldi, che in ”Oh Madonna” sono il cardine attorno al quale si sviluppa il disco.

La prospettiva monetaria tuttavia in questo brano è assente, perché è attorno alla costruzione del mito che si sviluppa la canzone, la leggenda riesce a superare le contingenze e a sopravvivere oltre la morte del personaggio fisico.

“Morirò leggenda, Marco Pantani
Coca-coca-ina, Pantani”.