La fama è stima agli occhi degli innamorati

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Esiste un ponte tra la fama e la stima nel 2017?

Era il 2012 quando Supa lanciava “Indipendente”, mixtape del rapper milanese con la partecipazione di numerosi artisti di spicco come Asher Kuno, M.D.T, Goedi e Paskaman. Questo contiene tredici tracce indipendenti nel vero senso del termine, crude e non facili da digerire come desiderano gli amanti dell’underground. Personalmente sono sempre stato particolarmente attratto dalla numero 9, “Golden Agers“, con la collaborazione di Bassi Maestro e Rido (trio di mc che con l’aggiunta di Dj Zeta si trasforma in Sano Business).

Sai, una di quelle canzoni che casualmente ti tornano in mente nelle domeniche da pigiama, o che YouTube inserisce tra i suggerimenti anche se non l’ascolti da mesi.

Solo a distanza di anni però sono riuscito a passare dall’amore incondizionato per la strumentale “La La La” di Mac Miller alla comprensione di quelle parole sputate con tanta rabbia e rassegnazione. Recentemente un paio di rime di Rido sono entrate in loop nella mia testa e mi hanno spinto a ragionarci sopra. Eccole:

“Appagati, non pagati,
la fama è stima agli occhi degli innamorati”

Leggila, rileggila, fallo ancora una volta. Penso sia una delle frasi che spiega nella maniera più complicata ma diretta buona fetta dei rapporti artista/fan di oggi.

A parte il discorso che può suonare purista e anti-tutto rapportato alla barra “Appagati, non pagati”, che a mio avviso è un mantra da custodire gelosamente nel comodino vicino al letto, mi piace ragionare sulla seconda parte. Qual è la differenza tra fama e stima?

Su Treccani per fama troverete: “Reputazione largamente diffusa e accolta di una persona: buona, ottima f.; cattiva, pessima, brutta, trista f.; dubbia f.; ha f. d’avaro, di generoso”, mentre per stima: “Alta considerazione, opinione favorevole o comunque positiva che si ha di altri, delle loro qualità, capacità e simili”. Quindi, in concreto, si pone l’accento sulla distinzione tra qualcosa che si ipotizza o che tutti pensano e qualcosa di vissuto, di verificato.

Ti è mai capitato di essere super appassionato di un artista, andare ai suoi live e riuscire a parlarci? Oppure trovarlo per caso in Autogrill e chiedergli una foto? E di essere mandato via con un gesto stizzito o di prendere un insulto gratuito per esserti avvicinati troppo? O di sentirlo parlare a microfoni spenti e capire che in realtà è solo un c*glione? Ecco, se ti è successo forse la differenza ti è già chiara.

E l’amore? L’amore (in senso figurato logicamente) è il motore che alimenta questa transizione dall’astratto al concreto anche in assenza di prove tangibili. È ciò che ci spinge a fidarci di qualcuno senza aver alcuna certezza. Ma lo è ancora?

Vorrei invitarti a pensare all’utilizzo dei social network nel mondo musicale di oggi. Vendere i dischi (tradotto in avere alte views sui propri video online) è direttamente proporzionale all’idea che le persone hanno di quell’artista (positiva, ma anche negativa in alcuni casi). Con un video di 30 secondi al giorno sul proprio profilo Instagram si può dare un senso di familiarità, di amicizia fraterna e quasi di inclusione nella propria vita a migliaia di persone. Mostrando a comando solo ciò che si vuole, si riesce ad assottigliare sempre più quella linea di confine tra fama e stima. A cosa serve affidarmi alla parafrasi di testi complicati per comprendere la sua vita, la sua storia, quando posso farmi un giro su Facebook e capire se è di destra, di sinistra, se ama sua moglie o se passa da una groupie all’altra, se è depresso o euforico?

L’arte del teatro, l’utilizzo di diverse maschere a seconda del personaggio che si vuole interpretare, è sdoganata. La musica ne risente, accusa il colpo al fianco e vacilla. Quei pochi artisti, rapper più precisamente, che mettono in poesia il loro modo di vivere e di concettualizzare tutto ciò che gli occhi non possono vedere, tutti i propri scheletri nell’armadio, come possono resistere alla creazione di un esercito di fan che si accontentano di vedere il lato semplice della vita, di tutti i giorni, e di tutti? Perché mostrare i propri tormenti e le proprie angosce quando basta sorridere durante il selfie e diventare il modello di una generazione?

“Forse bisogna tornare dall’energia elettrica al carbone, dal facile al difficile, dall’accontentarsi all’innamorarsi”.

 

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