Revolutionary Vol. 1

Immortal Technique

Un primo focus sui due capolavori di Immortal Technique

Questo è il primo di due capitoli su un rapper di cui francamente si sente parlare poco ma che per fotta, tecnica lirica e impegno socio-politico meriterebbe molto di più a mio avviso: stiamo parlando di Immortal Technique. Parto con un breve riassunto della sua biografia giusto per inquadrare il personaggio, cosa fondamentale per apprezzare meglio i suoi lavori.

Nasce nel ’78 a Lima in Perù, ma presto la famiglia emigra per le frequenti sommosse e rivolte che al tempo sconquassavano tutta l’America Latina, quindi cresce a New York non evitando di farsi notare dalle forze dell’ordine e finisce in carcere, dove come un certo Tupac studia e legge avidamente testi filosofici e politici. Uscito si fa notare per le sue doti da freestyler, tuttavia rifiuta qualsiasi proposta dalle major e, finalmente, arriviamo a noi, nel 2001 con “Revolutionary Vol. 1“.

L’album è completamente autoprodotto e pagato col ricavato delle battle, tanto che inizialmente le uniche copie fisiche venivano distribuite dall’artista stesso per strada o ai suoi live. Nonostante questo, riesce comunque a ritagliarsi il suo spazio ricevendo ben più di un riconoscimento, come per esempio un “Hip Hop Quotables” su The Source e, infatti, qualche anno dopo ci fu una ristampa del disco da parte della label Nature Sounds.

Le produzioni sono quasi tutte del suo amico 44 Caliber, non particolarmente complesse e quindi perfette per una voce grezza e potente come quella del nostro Immortal Technique. Degne di nota sono “Creation & Distruction“, prima traccia del disco firmata da un certo Marley Marl che campiona la celebre “Long Kiss Goodnight” di Biggie, a sua volta ricavata dall’onnipresente Al Green. Il secondo capolavoro è la base di “Dance With The Devil”, davvero perfetta nella sua inquietantezza come fosse un lamento di piano, la cui melodia proviene da un brano di Henry Mancini e che per il ritornello prende un cut dal celebre verso di ProdigyI’m fallin’ and I can’t turn back“, assolutamente in tema col l’atmosfera creata ma vedremo dopo il perchè. Merita una menzione anche “Speak Your Mind“, ultima traccia del disco e prodotta da Immortal stesso, dove letteralmente ci apre le porte della sua testa, in un flusso di coscienza parlato davvero interessante per chi avesse la voglia di ascoltare e immedesimarsi.

Passando alle tracce, non si può che iniziare con un capolavoro di storytelling e pathos, ovvero la sopracitata citata “Dance With The Devil”: la storia di un ragazzo come tanti, attratto dalla bella vita e dai soldi e che per questo lascia la scuola abbracciando invece la brutta vita. Arrestato “canta” ed è subito fuori, così per tornare nelle grazie della gente con cui usciva torna in quartiere e riprende le sue attività ancora più risoluto. Ben presto si stufa della mediocrità in cui vive, così decide di passare di livello e finisce per dover stuprare una prostituta, come fosse una sorta di test prima di entrare in affari con dei grossi criminali. La banda si ritrova di notte e subito individuano la vittima, la sbattono a terra coprendole la vista con la maglietta e la trascinano sul tetto di un palazzo. Iniziando dal giovane a turno la violentano, finché uno dei grandi tira fuori una pistola. Al ragazzo viene chiesto di ucciderla poiché solo così saranno sicuri che è pronto a entrare nel business, lui la guarda e pensando non abbia nulla da perdere in confronto a ciò che può guadagnare le toglie la maglia da viso pronto a spararle. Ciò che vide fu il volto di sua madre, perciò svuotato di qualsiasi soffio vitale si buttò giù dal palazzo e letteralmente “died with no soul“. Dopodiché, gli altri uccisero la madre e non parlarono più di questa storia. A questo punto si penserebbe sia finita qui e, invece, con un interessante artificio letterario Immortal Technique decide di lasciare ancora di più il segno affermando che tutto ciò che ha raccontato è accaduto davvero e ne è così sicuro perché su quel tetto quel giorno c’era anche lui! Finalmente eccoci alla conclusione, non prima di aver avvisato chi nella vita fosse tentato dal Diavolo a danzare con lui:

“So when the Devil wants to dance with you, you better say never,
Because a dance with the Devil might last you forever”

Poi da menzionare è sicuramente “No Me Importa“, un discorso a due facce dai toni scherzosi e quasi educativi, e tra l’altro cantato con un interessante e non convenzionale mix tra inglese e spagnolo. Non convenzionale perché da frasi completamente in una lingua si passa repentinamente all’altra, fino a discorsi totalmente ibridi dove le varie parti del discorso sono perfettamente mixate come per esempio la seguente:

“Mucha gente try to convince everyone that they trife,
Hablando mierda, but you never shot a gun in your life”

Per quanto riguarda il contenuto abbiamo una prima strofa dove Immortal Technique si rivolge ad una non meglio specificata “mujer equivocada”, colpevole di non rispettare in primis se stessa e poi anche gli altri, con il suo atteggiamento molto superficiale e opportunista. Nella seconda invece si riferisce in generale a tutti quei “fake Tony Montanas“, sempre pronti a mostrare quanto sono duri anche se nella vita reale non riescono neanche a tenere in piedi una relazione affettiva.

Ci sono anche degli skit più o meno lunghi che vanno dritti su questioni sociali e direi antropologiche, con toni sia scherzosi che decisamente seriosi. Il primo “Beef And Broccoli“, decisamente della prima tipologia,  spiega brevemente attraverso la metafora della lotta tra vegani e carnivori come non si debba mai imporre un proprio convincimento alle altre persone. Il secondo “The Poverty Of Philosophy” prende il titolo da un libro di Marx ed è decisamente più lungo e profondo: tratta di temi prettamente economici e razziali opponendosi fortemente all’imperialismo subito dall’America Latina, al punto che Immortal arriva addirittura ad affermare di preferire il cittadino americano medio alla maggior parte dei neri e latini arricchitisi, e quindi contaminati dall’ideologia americana.

Da segnalare c’è “Dominant Species”: base semplice ma incalzante dove praticamente possiamo notare un esercizio di flow e stile, oltre che alla tipica affermazione di superiorità spirituale e culturale che scorre in tutti i suoi testi. Altro brano molto potente e pieno di riferimenti politici è “No Mercy” che, per l’appunto, parte con uno skit di Malcom X e che è piena di frecciatine a temi molto caldi, tutto per mostrare quanto Immortal sia informato, conscio del male che circola nel mondo e, soprattutto, pronto a denunciarlo nei suoi testi. Anche la bonus track postuma, ovvero “Caught In a Hustle”, è un capolavoro intrecciato di biografia e denuncia sociale, su un beat molto quieto e morbido dove le parole scorrono senza fermarsi fino ad uno dei suoi ritornelli meglio riusciti, pregno di significato e di speranza e che deve essere citato, almeno in parte:

“The mind of a child is where the revolution begins,
So if the solution has never been to look in yourself,
How is it that you expect to find it anywhere else?”

Insomma queste sono un po’ le trame di questa prima puntata, su note molto socialiste e reazionarie ma indiscutibilmente valide per quanto riguarda i contenuti e i temi toccati dal nostro Immortal Technique. Alla prossima per il secondo volume e come direbbe qualcuno: hasta la revolucion!