Coma_Cose – Inverno Ticinese (recensione)

coma_cose Inverno Ticinese

Esordio puntale e preciso del duo milanese, che confermano quanto di buono già fatto

In una puntata di Zelig di tanti anni fa c’era Checco Zalone che imitava i Negramaro, facendo il verso al front man, e alla domanda di Claudio Bisio su che significato avesse il nome della band lui rispondeva: “Negramaro vuol dire Salento”. Coma_Cose vuol dire Milano.

Se ce ne fosse ulteriormente bisogno, il duo ha espresso ancora una volta l’appartenenza alla città meneghina dedicandole il titolo del loro primo Ep, “Inverno Ticinese” (per chi non fosse pratico, Corso di Porta Ticinese è una delle vie storiche del capoluogo lombardo). 3 tracce per poco meno di una decina di minuti di ascolto. È un lavoro molto breve ma altrettanto curato in tutti gli aspetti, dalla copertina ai video, dai testi alle produzioni.

I tre brani che compongono “Inverno Ticinese” descrivono situazioni e sonorità molto diverse le une dalle altre, accomunate tutte però dall’approccio che hanno i due ragazzi alla scrittura, molto terreno e concreto. I testi dei Coma_Cose raramente lasciano spazio ad astrazioni folli o a viaggi immaginari, sono invece più simili a dei quadretti, immagini molto familiari o di quartiere. La loro quotidianità nella semplicità che la caratterizza, è la vera protagonista di questo lavoro.

Anima Latina“, il primo brano, quello più cantautoriale, fa riferimento alla produzione più sperimentale di Lucio Battisti, le immagini sono molto evocative e vengono accompagnate da una produzione dai toni delicati e soffusi che riesce ad amplificarne ancora di più i pregi. Di sicuro è il brano più lontano rispetto a quello che ci hanno abituato e proprio per questo è forse il più interessante dei tre. “French Fries” rappresenta in pieno i motivi per cui questi ragazzi stanno raccogliendo sempre più consensi, il brano più rap dell’ep, un flow bello, punchline molto dritte e una scrittura molto solida, senza però avere un sapore nostalgico ma estremamente contemporaneo. “Pakistan” è, invece, una canzone urban, molto più ritmata e facile delle altre ma non per questo banale, perché questi ragazzi non sono banali anche quando fanno qualcosa di più leggero. Di nuovo il quartiere, di nuovo Milano, di nuovo quella maniera semplice ma molto dritta di raccontarsi e di raccontare quello che vedono e vivono. Molto interessanti le produzioni, che per ciascuno dei brani, hanno dei momenti di stacco e dei cambi di ritmo di modo che l’attenzione rimanga sempre alta.

“Parlare e bere birra fino alla mattina
Abbiamo un’anima lattina
Sempre che abbiamo un’anima”

Ultimo punto a favore di “Inverno Ticinese” sono i video che, come nel loro stile, sono in ambienti molto minimali: loro e la loro musica sono i protagonisti assoluti, zero distrazioni e buona la prima (anche perché tutto è girato in piano sequenza). Coloriti e divertenti sono i personaggi che appaiono alla fine dei video, comparse che sono personificazioni delle canzoni.

Insomma, un grande debutto per Coma_Cose, come sempre puntuali e così freschi che sembrano usciti dal freezer.